Vincenzo Bonachepa: il "Gigante" di Reggio - CULT and Social

Vincenzo Bonachepa: il “Gigante” di Reggio

La sua storia è raccontata dallo Spanò Bolani e pare che il Bonachepa non fosse il solo gigante, come testimoniano i ritrovamenti di tombe di "smisurata e meravigliosa grandezza"

Foto di Leonie Schoppema da Pixabay.com

Anche Reggio Calabria nell’antichità a quanto pare fu terra di “giganti”. E non parliamo dei due leggendari Mata e Grifone (u Giganti e ‘a Gigantissa) ma di un personaggio realmente esistito che aveva una statura fuori dall’ordinario. Un pò come Gulliver alla corte dei lillipuziani.

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La storia narrata dallo Spanò Bolani

Si chiamava Vincenzo Bonachepa e visse a Reggio intorno alla fine del ‘500. Il fatto è narrato nella preziosa “Storia di Reggio Calabria da’ tempi primitivi sino all’anno di Cristo 1797” dello Spanò Bolani che, a sua volta, riferisce le parole del medico e filosofo Marc’Antonio Politi, autore della prima “Cronica della nobile fedelissima città di Reggio” del 1615.

“Visse pochi anni orsono, un uomo meraviglioso detto Vincenzo Bonachepa, che fu di statura ed altezza di Gigante. Onde correano a frotte da lontani paesi per rimirarselo” scrive lo Spanò Bolani.

L’immagine di S. Cristoforo

Costui nacque da genitori “ignobili e di mediocre statura, ma gigante divenne per meraviglia della madre”, la quale devota a San Cristoforo ne ammirava l’immagine dipinta su un muro che era di smisurata grandezza.

E forse galeotta fu la sacra immagine, fatto sta che Vincenzo assunse la medesima statura.

Tuttavia il giovane non brillava certo di intelligenza, anzi pare che fosse “alquanto stupido e scemo”.

La caduta che gli offese la “virtù”

Questo, però, non già dalla nascita ma per un incidente occorsogli da ragazzo quando, arrampicatosi su un albero, i rami non ressero la sua “corporea mole” e si spezzarono facendolo crollare “pesto e infranto” per terra.

La caduta gli offese non solo il cervello, ma per dirla con lo Spanò Bolani, che a sua volta riporta testualmente il Politi, “scemoglisi col vigor naturale anche la virtù sensitiva ed animale”.

Il Gigante, poveretto, rimase così per tutta la vita.

Corpi di giganti a Reggio

A quanto sembra, sempre secondo il Politi, Vincenzo non fu l’unico gigante a Reggio Calabria. Scavando nei pressi del monastero di San Francesco d’Assisi (ndr, all’epoca della “Cronica” del filosofo, quindi nel ‘600), fu rinvenuta una tomba molto grande, dentro la quale vi era un cadavere di smisurata e meravigliosa grandezza, “tale che sembrava statura più tosto di gigante che di uomo ordinario”. La tomba riportava un epitaffio in un mattone di terra a lettere greche “Epicrateos” che vuol dire “d’uomo gagliardo e di gran forza”.

In un altro luogo, vicino alle antiche “fornaci – dove i – maestri fanno le pignatte”, fu rinvenuta una tomba fabbricata di gesso con un altro busto di gigante “con denti di strana grandezza e peso”.

Com’è che nella nostra terra si ritrovino “i teschi, i busti, i cadaveri interi di giganti, e d’onde a quella conferiti si fossero?” si domanda il Politi. E ce lo domandiamo anche noi. Ma così e se vi pare!