“Via Crudex”, in scena la lotta di sopravvivenza degli attori (e del teatro) - CULT and Social

“Via Crudex”, in scena la lotta di sopravvivenza degli attori (e del teatro)

La pièce di Palazzolo rivive a Teatro Primo nelle performance di Stefano Cutrupi e Silvana Luppino per una produzione “Teatro dei Tre Mestieri”

«Che cosa saresti disposto a fare per il teatro?». È la domanda che accompagna fino all’ultimo istante “Via Crudex-Cantico della minaccia”, scritto e diretto da Rosario Palazzolo. In scena ci sono gli attori Stefano Cutrupi e Silvana Luppino per una produzione “Teatro dei Tre Mestieri”, appuntamento del sabato sera di Teatro Primo a Villa San Giovanni, con la rassegna 2023/2024.

Uno spettacolo dinamico, fatto di ricerca drammaturgica e di surrealismo a tratti ammiccante. Le stazioni della via Crucis sono un colpo di genio. Tappe di un calvario o di un’ascesa? Non sappiamo. Le domande sono tante e pure antipatiche a volte. L’unica cosa certa è che, per chi sarà sul palco, non ci sarà nessuna resurrezione.

Luppino e Cutrupi, quasi acrobati, tengono magnificamente il percorso narrativo, coinvolgendo con parodie e seduzione, anche le prime file degli spettatori. Studiati a puntino i cambi d’abito che nelle parentesi diventano fondamentali. Così come anche la scena, scarna solo in apparenza, fatta di piccoli oggetti, che però con travestimenti e accorgimenti danno un invidiabile senso di pieno.

La genesi nel 2021

Ci sono otto tracce che tengono sospesi gli spettatori. Si inizia con dialoghi serrati, che danno il ritmo a una piéce che abbassa i toni solo per poi rialzarli e tiene così sulla corda. La vera crudeltà è un tratto di filo conduttore. Sembra spietato a volte il regista. E forse la chiave di lettura sta nella genesi dell’opera. Anno 2021, il mondo culturale quasi soccombe per la pandemia. Eppure Palazzolo col teatro Biondo a Palermo pensa a un modo per coinvolgere i più giovani studenti (quelli che a teatro vediamo di rado). E come può se non portandoli sul palco? Ne viene fuori uno spettacolo «folgorante e minaccioso» parola del drammaturgo siciliano. Un’opera che fa riflettere anche sulla corsa alla vita delle Arti visive, messe in crisi in molti casi dallo scollare veloce e mai pago per gli utenti delle pagine social.

C’è salvezza per gli attori?

E anche oggi, nella riproposizione dell’opera, in scena gli attori protagonisti non sono soli ma accompagnati dal pubblico sulle sedie. Tutti nello stesso luogo, ma con aspettative decisamente diverse. Per l’attore il teatro e il palco sono la lotta, la volontà, riuscire a superare confini, il desiderio, a volte la sopravvivenza stessa.

E soprattutto il voler farsi amare in qualche modo: dal regista, nei provini, dal pubblico. Quello che viene fuori è un’opera potente, mai pesante, divertente e d’autoanalisi. E non solo per gli attori. A teatro si entra con delle domande. E in parte lo scopo della pièc è raggiunto se, alla fine, si esce senza “pancia piena” e con domande, magari diverse rispetto a quelle che si potevano avere all’inizio.

Musiche originali di Gianluca Misiti, aiuto Regia Marcantonio Pinizzotto, assistente alla regia Mariarita Andronaco, costumi Mary Campagna, ufficio stampa Chiara Chirieleison, direttore Organizzativo Angelo Di Mattia.

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