“Stiamo Strette”: atto d’amore e ribellione, la CollettivA STRETTESE si presenta

Ieri, 6 febbraio, a spazio Open, la prima uscita ufficiale dell’antologia delle diciassette autrici calabresi e siciliane, accomunate “dalla luce e dalla magia dello Stretto”

C’è il mito, c’è il racconto distopico, c’è la lettera aperta. Ci sono le suggestioni delle Città invisibili di calviniana memoria e quelle di Pascoli. E ci sono soprattutto “le luci e la magia dello Stretto”. È questo ad accomunare i 17 racconti delle donne della collettivA STRETTESE, un atto d’amore e ribellione a difesa del nostro Stretto che ieri è stato presentato al mondo presso lo spazio Open di via Filippini.

Stiamo Strette, una collettivA tutta al femminile

L’antologia “Stiamo Strette”, curata da Eleonora Scrivo e Tiziana Bianca Calabrò è edita da Città del Sole, con la prefazione di Claudia Fauzia e la copertina tratta da un disegno originale di Francesco Piobbichi.

Diciassette le autrici, tra siciliane e calabresi (Romina Arena, Caterina Azzarà, Tiziana Bianca Calabrò, Eliana Camaioni, Katia Colica, Masella Cotroneo, Valentina De Grazia, Agata De Luca, Rosa Maria Di Natale, Katia Germanò, Gabriella Lax, Anna Mallamo, Cinzia Aurelia Messina, Mimma Mollica, Daniela Orlando, Eleonora Scrivo, Daniela Scuncia) che quasi due anni fa hanno iniziato a dar vita al progetto, concretizzando oggi “un’impresa che ci ha visto sulla stessa sponda anche se tra due rive per difendere un luogo che è un luogo geografico ma soprattutto è un luogo del cuore, dell’identità” ha dichiarato Eleonora Scrivo.

Lo Stretto, come luogo dell’identità

“Si parla a sproposito in questo periodo di identità sia localmente sia nazionalmente in una maniera che vuole escludere limitare, confinare. Lo Stretto è effettivamente questa identità, perché è uno stretto che unisce e che contiene nelle sue profondità quella che è stata e che continua ad essere la nostra storia” ha aggiunto la Scrivo spiegando il filo di continuità che ha legato le 17 autrici, tutte a vario titolo impegnate nella scrittura.

“Abbiamo trovato un grande entusiasmo rispetto a questo progetto e questo significa che c’è un mondo culturale, artistico ed intellettuale che fa un percorso ben diverso da quello della politica istituzionale, perchè il nostro è un libro politico sicuramente ma inteso come un benessere collettivo” ha proseguito la curatrice.

Una narrazione ben diversa dunque da quella della politica vera e propria “probabilmente strumentale, anche perché noi, che ci viviamo, sappiamo cosa rappresenta questo ecosistema nella vita di tutte noi, un ecosistema che ci definisce anche antropologicamente e modificarlo in maniera artificiosa – ha concluso – significa cancellare il senso di identità e di appartenenza migliore che ci sia”.

Un libro politico, una visione d’amore e di solidarietà

Senso di identità e appartenenza, ma anche amore e solidarietà nelle parole dell’altra curatrice del libro Tiziana Bianca Calabrò che spiega com’è nata la CollettivA, “quasi per caso, da uno scambio di idee e dal desiderio di creare una letteratura femminile strettese, un’identità strettese femminile, che non fosse soltanto una raccolta fine a se stessa ma che avesse uno sguardo verso un qualcosa, e quindi una visione, suggestionata dalla luce dello Stretto, una luce unica e rara, come il cielo antico di Costabile”.

“La nostra ovviamente è anche una letteratura politicamente schierata – ha continuato la Calabrò – è un libro politico perché è un libro apertamente No Ponte, nel senso che noi contrapponiamo la nostra visione, un po’ come Antigone, venuta per condividere l’amore e non l’odio. Proponiamo in sostanza una prospettiva diversa, rispetto ad un ponte che può distruggere l’ecosistema, la nostra prospettiva è quella della visione della bellezza, che va oltre gli aspetti tecnici o l’illogicità del progetto, vogliamo condividere l’amore e non l’odio”.

Una koinè dello Stretto

“Avevamo l’esigenza di sostenere con forza che un libro, con le sue parole, è in grado di cambiare le cose, non dico il mondo, anche se a volte i libri hanno cambiato il mondo, mettendo insieme i racconti di donne che hanno uno sguardo privilegiato su quello che è il luogo dove siamo nate, tra Reggio e Messina” ha spiegato l’editrice Antonella Cuzzocrea. Uno sguardo, un legame che si riverbera anche nel titolo, perché “le autrici sono sia calabresi che siciliane e ci siamo inventate un linguaggio, una koinè che potesse accomunarle, esaltando il senso della raccolta che è chiaramente no ponte e soprattutto la valorizzazione dei nostri luoghi che sono molto particolari e che amiamo” ha rincarato la Cuzzocrea.

“Quando venne a Reggio Calabria Furio Colombo, che aveva pubblicato un libro con noi – ha ricordato infine l’editrice – affermò che dalla via Marina lo Stretto non si vedeva molto bene. Allora gli dissi, ti mostro un luogo dove puoi vedere lo Stretto più Stretto e lo portai tra i due piloni. Lui rimase letteralmente estasiato da quella magia. E da lì è nata l’idea dello Stretto più Stretto e dello STRETTESE che ci accomuna”.

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