Samo, la perla greca dell’Aspromonte
Dal passato orgoglioso, la patria di Pitagora da Reggio guarda al futuro mentre nuove scoperte potrebbero riscrivere la storia del borgo e di tutta la Calabria
Qui attecchì la civiltà magnogreca, dando i natali a Pitagora da Reggio, lo scultore dei Bronzi di Riace. Qui forse si sta per riscrivere la storia ebraica di tutta la Calabria. Stiamo parlando di Samo, antico borgo aspromontano del reggino, con poco meno di mille abitanti, inserito tra i luoghi del cuore del FAI e con tanto da scoprire e valorizzare.
Un passato orgoglioso
Erodoto narra che intorno al 492 a.C. i Samii provenienti dalla Samo greca assieme ai Milesii, fuggiti dalla penisola ellenica per via della tirannia del re Dario, si rifugiarono prima a Zancle, l’attuale Messina, per poi risalire il continente separandosi: i Milesii si mossero verso Occidente fondando Mileto e i Samii verso Oriente sul dorso di quella che oggi è conosciuta come la fiumara La Verde. A causa delle invasioni dei Saraceni presto però furono costretti a scappare verso le montagne e lì fondarono la nuova cittadina (“Palecastro”), poi completamente distrutta da un terremoto nel 1638.
Le leggende narrano che soltanto una casa rimase in piedi e la sua padrona, sopravvissuta al resto della famiglia, alla scoperta di tanta desolazione gridò: “Mi crepa il cuore”. Così Crepacore fu il nuovo nome della cittadina, e, nel tempo venne tramutato in Precacore.
La disastrosa catastrofe del 1783 e ancor di più quella del 1908 devastarono nuovamente il borgo e i sopravvissuti si spostarono dove oggi sorge l’attuale Samo, abbandonando il nucleo originale di Precacore, dove è ancora presente l’ombra della Magna Grecia, oggi meta di turisti ed escursionisti per i suoi resti dell’arte greco-bizantina.
Pitagora di Reggio
Nato a Rhégion, l’antica Reggio della Magna Grecia, Pitagora è inserito a pieno titolo come uno dei maggiori bronzisti greci. Secondo diversi storici (e anche l’etnico che segue la sua firma sulla base della statua del pugile Eutimo di Locri ritrovata ad Olimpia), pare che fu proprio Samo a dare i natali allo scultore reggino, colui che secondo le teorie più accreditate fu l’autore dei Bronzi di Riace.
Discepolo di Clearco di Reggio, al Pitagora reggino viene attribuito da Plinio il quarto posto al mondo tra i bronzisti per la sua cura minuziosa nelle realizzazioni scultoree di particolari come capelli, tendini, vene. “A Siracusa fece uno Zoppo tale che anche a chi lo guarda sembra di sentire il dolore della sua piaga” scriveva Plinio Il Vecchio e, del resto, proprio tali caratteristiche delle sue opere hanno permesso di attribuirgli moltissimi capolavori tra cui, appunto, le due statue di guerrieri greci più famose al mondo.
La pietra ebraica di Samo
L’antico borgo di Precacore ha celato per molto tempo un altro “tesoro” che potrebbe riscrivere la storia delle radici giudaiche della Calabria: la pietra ebraica di Samo.
A scoprirla è stato il noto imprenditore del luogo Bruno Bonfà il quale, diventato negli anni un grande studioso di lingue semitiche e soprattutto di ebraico si accorse che una pietra, parte di un muro nel santuario di Precacore, recava un’iscrizione che sembrava proprio scolpita in caratteri ebraici.
Fotografò quindi l’iscrizione, trascrisse le brevi righe e interessò della scoperta l’università della Sapienza di Roma e Daniele Castrizio, archeologo e professore dell’Università di Messina.
Dopo aver ricevuto una prima conferma che l’iscrizione era in lettere ebraiche, probabilmente riguardante la tomba di un certo Sem, incoraggiato da Castrizio, Bonfà ha denunciato il tutto alla Questura e alla Sovrintendenza che, proprio in questi giorni, ha effettuato il sopralluogo.
Nel frattempo, per avere una “bollinatura” dell’origine ebraica dell’iscrizione si è interessata la comunità ebraica del Sud Italia e quella di Parma (dove si ricorda è conservata la prima Bibbia ebraica al mondo, il Pentateuco, stampato proprio a Reggio Calabria) e, dalle prime anticipazioni, degli esperti effettivamente sembrerebbe essere proprio così. Addirittura i caratteri dell’iscrizione sarebbero paleoebraici, quindi antecedenti al 139 a.C.
La scoperta, ove confermata, sarebbe di notevole importanza perché consentirebbe di retrodatare la presenza degli Ebrei nella nostra terra e di riscrivere il loro ruolo nella storia antica non solo della città di Reggio ma anche della provincia, confermando altresì varie teorie già avanzate negli anni.
Non resta che attendere l’ufficialità che ormai dovrebbe arrivare a breve.
Samo, tra tradizioni e cambiamento
Nata dai ruderi di “Crepacore”, poi variati in “Precacore”, Samo è una storia di devastazioni e di rinascita. Il nuovo abitato e gli antichi ruderi sono contigui. “Si osservano come per controllarsi, per non separarsi. Dall’abitato di Samo i ruderi di Precacore appaiono come una sorta d rimorso, di memento mori, come il luogo di fondazione e della memoria. Dalla collina con i ruderi le case di Samo appaiono una sorta di continuità della vita” scrive Vito Teti.
E il borgo antico – ghost town oggi in via di rinascita, grazie al restauro che ha interessato il centro storico, la Chiesa di San Giovanni Battista e a quella di San Sebastiano (con all’interno affreschi del ‘600), alle visite dei turisti stranieri e al trekking sui vecchi sentieri – strizza l’occhio al nuovo abitato che punta a realizzare attività volte all’innovazione, alla partecipazione e al cambiamento.
Grazie alla cooperazione tra il Comune, l’Ente Parco dell’Aspromonte e l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, negli ultimi anni Samo ha subito un’importante opera di restyling, con la creazione di murales, dipinti sulle facciate di case, negozi e uffici, il restauro di fontane, panchine e del lavatoio pubblico. E soprattutto punta a esperienze formative e progetti culturali, come il Laboratorio Residenziale di Comunità realizzato nel maggio scorso, inserito all’interno del più ampio progetto “Borghi ed Ospitalità. Idee di futuro per Samo e il Borgo Antico di Precacore”. Con il fine ultimo di “rigenerare” il territorio, tra tradizione e cambiamento.
Il borgo in festa
Ogni anno a fine agosto, il borgo di Samo, inoltre, si accende per l’antica tradizione dei festeggiamenti in onore del patrono San Giovanni Battista della Rocca. La festa ha origini antichissime e rispecchia la vecchia processione tra le vie di Precacore. Anche la statua del santo pare sia la stessa vista come fautrice di numerosi prodigi. Oltre alla messa solenne e alla processione religiosa, del 28 e del 29 agosto, nella stagione calda, c’è l’Estate Samese, un ricco programma di eventi organizzato dall’amministrazione comunale in collaborazione con le associazioni locali che, anche nel 2024, ha registrato numerosi eventi tra mostre artigianali, memorial, sagre, eventi poetici e concerti, oltre al tradizionale raduno bandistico che celebra una tradizione musicale risalente agli anni ’50.