Roghudi: la leggenda della Rocca del drago
Il video sulla leggenda reggina delle "Sette sfere del drago" sta andando forte sui social. Ecco Roghudi, la sua rocca, dimora di un drago malvagio, e le sue caldaie del latte
Immergendosi nel fascino aspromontano, tra boschi profumati, gole e limpidi torrenti, si arriva ad un paesino smarrito nella notte dei tempi: Roghudi. Qui, nel paese “fantasma”, dove il silenzio regna sovrano, lo scenario è da fiaba. E come ogni fiaba che si rispetti esistono un drago, un tesoro e un cavaliere, anzi un monaco.
Ma partiamo dall’inizio. E precisamente dalla meravigliosa leggenda delle “Sette sfere del drago” che il creator digitale Giuseppe Scuticchio (il suo Next Heaven su Instagram conta oltre 133mila followers) racconta in un reel che sta spopolando sui social con quasi 22mila view.
La leggenda delle Sette sfere del drago
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Roghudi: la Rocca del Drago e le Caldaie del latte
La collezione di dolmen preistorici conferisce, in effetti, a Roghudi un alone magico e misterioso dove non poteva che galoppare la fantasia.
Le due formazioni geologiche originalissime della Rocca del Drago e delle Caldaie del Latte sembrano messe di guardia all’intera vallata.
La prima, dal profilo aquilino e sinistro, in cui l’erosione ha scavato due grandi solchi, ricorda veramente gli occhi di un mostro. Le seconde, invece, somigliano a degli enormi pentoloni calcarei.
Da qui la storia fantastica che si tramanda da secoli e i cui protagonisti sono, appunto, un drago, gli abitanti del paese e un monaco!
Le sfere che servivano per sfamare il drago
La leggenda narra che la Rocca fosse la dimora, di un drago, custode di un tesoro, che terrorizzava gli abitanti del posto. Quando aveva fame, se non veniva accontentato, ordinava persino di portare i bambini al proprio cospetto per divorarli. Così la gente impaurita si recava presso le Caldaie del Latte, poste poco più avanti, prelevando il nutrimento da dare al mostro per evitare che si cibasse dei fanciulli o che si agitasse causando, con i suoi movimenti, frane e distruzione.
Il frate amico
A un certo punto, l’intervento di un frate di un convento vicino riuscì a tenere buono il drago per un pò.
Il buon monaco si recava infatti da lui ogni giorno e lo distraeva narrandogli tante storie. Così il mostro lasciava tranquilli gli abitanti.
Ma quando il frate morì, il drago, di nuovo solo, tornò alle vecchie abitudini.
E la gente, piagata dalle sue vessazioni, abbandonò il paese.
Il tesoro mai ritrovato
La rocca è sempre lì a guardia di un luogo ormai fantasma con il suo leggendario tesoro nascosto. Tesoro che, appunto, poteva essere scoperto soltanto da chi offriva in sacrificio un capretto, un gatto nero e un bambino.
Pare che nel corso dei secoli due uomini ci provarono, sacrificando il capretto, il gatto nero e tentando di sacrificare un bambino malformato che i genitori rifiutarono. Ma quando fu il turno del neonato, una tempesta di vento scaraventò gli uomini sulle rocce, uccidendone uno e facendo scappare l’altro.
Fortunatamente più nessuno provò a sfidare il guardiano del tesoro.
Così possiamo immaginare che ancora oggi, il drago vigili nella sua rocca, bramando le caldaie vicine senza poterle toccare, col cuore sempre più triste perchè nessuno lo va a trovare.