Appuntamento con un classico senza tempo, Moby Dick, domani sera alle ore 21:00 al teatro Cilea, per il penultimo appuntamento della Stagione 2025 della Polis Cultura. La grande produzione ha visto impegnate 3 importanti istituzioni del teatro italiano per la sua realizzazione: il CTB (centro teatrale bresciano), il Teatro Quirino di Roma e la Compagnia Moliere.

Il capolavoro di Herman Melville

A partire dalla sua pubblicazione nel 1851, il romanzo di Herman Melville, capolavoro della letteratura americana, ha ispirato e continua a ispirare registi, poeti e autori.

L’epica storia della balena bianca e dei suoi inseguitori riprende vita in questa versione adattata per le scene da Micaela Miano e diretta da Guglielmo Ferro, con Moni Ovadia straordinario protagonista nelle vesti del Capitano Achab.

La narrazione teatrale

La narrazione teatrale inizia sulla baleniera Pequod. Qui, in un susseguirsi frenetico di tempeste, battute di caccia, avvistamenti, bonacce, canti, riti pagani e preghiere, si consumerà la tragedia di tutti i personaggi: Queequeg, Pip, Ismaele, Lana caprina, Tashtego, Flask, Daggoo, Stubb, Fedallah…

Il Pequod è il vascello stregato che porta la ciurma verso la perdizione. Il doblone d’oro sul suo albero maestro e il patto di sangue dei marinai sono la chiamata mefistofelica verso gli abissi della non-conoscenza. Una particolare importanza, nel racconto, è assegnata al rapporto tra il Capitano Achab e il primo ufficiale Starbuck, reso sulla scena da Giulio Corso. Achab, ossessionato dalla vendetta, è l’uomo empio che disconosce Dio, l’uomo dell’oltre e della violazione. Starbuck, invece, è il suo alter ego, voce della coscienza e della prudenza, testimone di una visione teocentrica che si scaglia contro la blasfemia dell’odio di Achab verso la balena bianca.
E se nella caccia maniacale a Moby Dick è la follia a guidare il capitano Achab, è sul piano del conflitto umano contro Starbuck che Achab conosce l’orrore: la parte recondita della sua stessa coscienza.

Un’ossessione epica

La malattia di Achab è Moby Dick, ma Starbuck ne è la manifestazione clinica. Moby Dick gli fa male con la sua “assenza” lì dove Starbuck lo fa con la sua “presenza”.
Un conflitto posto sullo stesso piano, uno specchio dove galleggia il peccato originale… una balena bianca in un abisso nero. E poi lo specchio si crepa.

Moby Dick non è una balena, è una condanna, una maledizione che diventa sfida tra uomini. È la storia di un’ossessione epica che ha la fisionomia di una tragedia shakesperiana, tale è il senso drammatico dei suoi personaggi. Non c’è redenzione sul Pequod, solo una fitta nebbia.

Gran finale con Neri Marcorè

Prossimo e ultimo appuntamento della Stagione sarà La Buona Novella con Neri Marcorè impegnato in un grande omaggio a Fabrizio De Andrè nello stile del teatro canzone, al Teatro Cilea mercoledì 30 Aprile alle 21:00.