MalaMic: è tornato l’open mic reggino

Ieri la nuova chiamata alle arti, per la terza edizione del MalaMic, il primo open mic a Reggio Calabria che si terrà ogni mese al Malavenda bistrot

Quindici minuti a disposizione, un microfono, una chitarra, un pianoforte e persino una resident band. Su un palco che diventa occasione di incontro e partecipazione attiva.

Stiamo parlando del MalaMic, una vera e propria “chiamata alle arti” che ieri sera ha aperto i battenti a Reggio per la terza volta. E che diventerà un appuntamento fisso (una volta al mese) per tutta la stagione invernale, con l’intento di scatenare “nuovi cortocircuiti artistici” nella città dello Stretto.

Cos’è il MalaMic

Ma cos’è di preciso il MalaMic e dove si svolge?

Partiamo dalla location. L’evento è organizzato dall’host Roberta Malavenda, presso il Malavenda Cafè,  in quell’angolo di via Zecca che con i suoi bistrot ha assunto una vivace atmosfera bohèmienne,  diventando cuore della movida reggina.

Quanto alla formula, è molto diffusa all’estero ma anche nel Nord Italia. In particolare, spiega Roberta Malavenda a Cult, si tratta di un concept che segue il modello americano, dove professionisti e non si incontrano e liberano la propria creatività.

“Anche qui a Reggio, parlando con amici e musicisti si avvertiva la necessità di avere un posto dove esprimersi. E visto che noi facciamo concerti ogni settimana, abbiamo pensato di organizzare un open mic per dare un luogo a tutte le persone che avevano voglia di raccontare e raccontarsi. E così è nato MalaMic” prosegue la Malavenda.

“All’inizio è stato un esperimento, poi la prima stagione è andata benissimo e l’evento si è consolidato, arrivando alla terza stagione ed è molto bello assistere alle esibizioni più svariate”.

Come funziona?

“Gli artisti prenotano il palco, per esibirsi, cantano, suonano, recitano poesie, testi teatrali, reading, o prendono il microfono anche soltanto per dire la loro” continua la host.

Si hanno, infatti, 15 minuti a disposizione, “tutto è affidato all’improvvisazione e gli unici ingredienti sono la libertà e la creatività di chi si esprime e di chi ascolta” aggiunge Roberta Malavenda. In una sorta di “flusso”, in cui da spettatori si diventa artisti e da artisti si torna ad essere spettatori.

Saranno famosi…

MalaMic è un concept che, esattamente come avviene all’estero, può portare (e ha portato) alla nascita anche di collaborazioni sul territorio.

“Ha fatto da trampolino di lancio anche al cantante reggino Lio che praticamente ha iniziato qui, rivedendosi con alcuni amici nel corso della prima stagione” illustra la coordinatrice dell’evento.

“Ci sono state altre persone che hanno imboccato la loro strada, alcune hanno scritto dei libri di poesie dopo essersi esibite sul palco del MalaMic. Insomma – aggiunge la Malavenda – è un pò un banco di prova per se stessi e per gli altri”.

La “MalaBand”

Grande novità, già presente nella seconda stagione, è la resident band pronta ad accompagnare chi si esibirà anche in solitaria.

“Io li chiamo la MalaBand, formata da musicisti bravissimi: Gigi Marino al basso, Peppe Barcella alla chitarra, Luca Brandi al Cajon/Percussioni e Pasquale Campolo al pianoforte” precisa la Malavenda.

Ma attenzione, ci tiene a sottolineare, non si tratta di una “jam session” in cui i gruppi si alternano. E’ una band resident destinata a dare supporto a tutti gli artisti del MalaMic.

Le prime esibizioni e il prossimo appuntamento col Malamic

L’appuntamento di ieri, dopo un po’ di “timidezza” iniziale, ha visto emergenti alternarsi a voci abituate al palco.  Come il musicista Walter Brancatisano che ha cantato il suo nuovo singolo “Lockdown” (disponibile su tutte le piattaforme) e un volto noto delle serate musicali reggine, la cantante Katia Crocè.

Poi qualche “debuttante allo sbaraglio” e infine una giovane “promessa”, Alice Pantano, che ha conquistato l’anima del pubblico cantando (e suonando al contempo la chitarra) due suoi testi inediti.

Il prossimo appuntamento col MalaMic è fissato per novembre. Per chiunque vorrà esibirsi basterà scrivere il proprio nome sulla lavagna del Malavenda. Uniche regole da rispettare: creatività e libertà sfruttando il proprio quarto d’ora di “fama”!

Share via