L’uomo che guardava passare i treni: un viaggio emozionale da Testa a Simenon

Ieri sera all’Arci Samarcanda di Reggio Calabria il reading-concerto dedicato a Gianmaria Testa e alla letteratura sui binari: un viaggio “per uscire fuori dagli schemi e anche dalle rotaie”

Tancredi e Gualtieri

Un omaggio in musica e parole a Gianmaria Testa, il cantautore dei contadini, dei migranti, degli ultimi, di un’umanità variegata e semplice, ma anche un modo per non dimenticare nel viaggio verso la costruzione di un nuovo mondo, ciò che è stato, portando con sé qualcosa da tramandare a chi verrà dopo di noi. Si può riassumere così lo spettacolo di ieri sera al circolo Arci Samarcanda di via Cuzzocrea, “L’uomo che guardava passare i treni” ideato dal cantautore Gaspare Tancredi, insieme al chitarrista Attilio Gualtieri.

Il treno è stato proprio il filo conduttore del reading-concerto che ha spaziato sulle canzoni di Testa inframmezzate da clip contenenti spezzoni di interviste dell’autore piemontese e da numerosi brani di letteratura aventi come protagonista la “macchina” considerata da molti diabolica, da altri salvifica.

L’ARCI “oltre i muri”

“Questa sera al Samarcanda, che ricordo ha sede in un bene confiscato assegnato all’Arci dal 2027, abbiamo scelto una proposta di carattere musicale molto particolare che celebra, ormai a quasi 10 anni di distanza dalla sua scomparsa la figura di Gianmaria Testa. E lo fa – ha spiegato la presidente del circolo Arci Samarcanda, Antonella Santoro – attraverso sia una rivisitazione dei suoi brani, sia attraverso un mix con testi altrettanto importanti di grandi autori del ‘900”. Abbiamo accolto “con piacere questa proposta, nata dalla collaborazione con l’associazione UniterpreSila, circolo Arci della provincia di Cosenza, parte degli appuntamenti itineranti fuorifestival del grande contenitore che è il Festival della lettura – Reading off” ha proseguito la Santoro. Anche perché come Arci “cerchiamo sempre di proporre qualcosa di diverso in una città come la nostra che è ancora molto mainstream. E questo spettacolo è particolare, interessante e raffinato. Del resto in linea – ha chiosato – con il motto dell’Arci di quest’anno, ‘andare oltre i muri’, cercando perciò di andare anche oltre la banalità che ci circonda”.

Testa, il treno e i libri per non dimenticare

Un viaggio, dunque, quello di ieri sera al circolo, un passaggio, e soprattutto un uscire fuori dagli schemi e persino dalle rotaie che è iniziato con diversi brani del cantautore piemontese da “Dentro la tasca di un qualunque mattino” a “Le donne nelle stazioni” passando per “Polvere di gesso” e “La tua voce”, per essere inframmezzato da numerosi spezzoni letterari, da Bradbury a Simenon per intenderci.

Un omaggio, che i due artisti calabresi, hanno sentito, innanzitutto, di dover tributare a un autore che è stato consacrato in Francia, “che riempiva l’Olympia di Parigi mentre paradossalmente era quasi sconosciuto nella sua città d’origine, Alba” ha affermato Gaspare Tancredi. E poi al treno, quale simbolo per eccellenza del progresso, legato allo stesso Testa che per moltissimi anni ha fatto il capostazione, “e che per me – ha proseguito Tancredi – era anche l’uomo che guardava passare i treni, dalla sua postazione privilegiata che gli dava la possibilità di incrociare sguardi, amanti, storie e che con la sua sensibilità ha trasportato nelle canzoni, nei suoi testi”.

E sempre il treno, protagonista di infinita letteratura che “viene dipinto, spesso, come un mostro, un drago, qualcosa di associato al diabolico, mostrando come l’uomo quando viene colto da novità che rivoluzionano la sua visione rimane totalmente estraniato, impaurito, o, talvolta, invece, abbraccia l’innovazione”.

La letteratura sui binari è ampia. E nel corso della serata si è spaziato con letture di poesie, come “La stazione” di Wisława Szymborska, di brani come “Il treno ha fischiato” di Luigi Pirandello, passando da Ray Bradbury e il suo distopico “Fahrenheit 451”, a “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez, con il treno che sconvolge in modo rumoroso e invadente la tranquillità di Macondo. Approdando, infine, a Simenon, al romanzo “L’uomo che guardava passare i treni” che ha dato il titolo all’evento, con il personaggio di Kees Popinga, con la sua vita cupa, grigia, solo casa-lavoro, senza amici che, di colpo “quando apprende la notizia che la ditta su cui aveva investito tanta fatica senza nessuna motivazione finisce in fallimento, si rende conto della vita perduta fino a quel momento e sparisce, prendendo vari treni e finendo a Parigi, dove commette le più impensabili malefatte.

“Il nostro progetto – ha concluso Tancredi – non è qualcosa di nostalgico, apocalittico o integrato, ma, visto che stiamo andando verso la costruzione di un nuovo mondo, è un invito a non dimenticare quello che è stato, e a portare con sé qualcosa, da tramandare a chi verrà dopo, per raccontare, trasmettere quello che continua ad emozionarci”.

Un progetto interessante e originale che ha debuttato lo scorso anno e che proseguirà stasera al Caffè Letterario Mario La Cava di Bovalino e in seguito in alcuni festival della Calabria, per diffondersi poi anche a livello nazionale.

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