Le Sirene dello Stretto ammaliano dalle aiuole del Lungomare

Inaugurata nel 2006 sul lungomare Falcomatà, l'opera fu realizzata dal celebre artista Ermonde Leone dal tronco residuo di un secolare albero di magnolia

“Vieni, celebre Odisseo, grande gloria degli Achei, e ferma la nave, perché di noi due possa udire la voce. Nessuno è mai passato di qui con la nera nave senza ascoltare con la nostra bocca il suono di miele, ma egli va dopo averne goduto e sapendo più cose”. Così, si narra nell’Odissea, le sirene cercarono di incantare Ulisse, mentre attraversava, con il suo equipaggio, le pericolose acque dello Stretto. Egli, però, consigliato dalla maga Circe, mise dei tappi di cera nelle orecchie dei compagni e si fece legare saldamente all’albero maestro della nave, potendo così udire lo struggente richiamo senza divenirne vittima. Allora, le sirene, cessarono di colpo il loro canto e, secondo la profezia, si gettarono dall’alto della rupe scoscesa nell’abisso del mare ondoso, mutando in pietra il loro corpo e la loro fiera bellezza.

Il mito delle sirene, che Omero fa nascere nel suggestivo Stretto tra Scilla e Cariddi, dove Pascoli udì il canto delle Nereidi e dove la fata Morgana rende tutto reale con i suoi miraggi, è stato consacrato in un monumento eretto sul Lungomare reggino nel febbraio del 2006.

“Le sirene dello Stretto”, realizzata dall’artista di fama internazionale Ermonde Leone, è una scultura interamente ricavata dal tronco residuo di un secolare albero di magnolia ed è stata inaugurata sul lungomare nelle vicinanze dell’ex Hotel Miramare.

L’opera si ispira alla mitologia e al dipinto “Les Demoiselles D’Avignon” di Picasso.  

L’originale scultura lignea, il cui titolo esatto è “Dalla natura alla scultura: le Sirene dello Stretto”, raffigura le sette bellissime figlie nate dalla ferita inflitta al dio acquatico Achelòo, durante la lotta con Eracle per la conquista dell’affascinante Deianira: dalle gocce di sangue cadute dal corno, staccato dall’eroe alla deità fluviale, erano nate, appunto, le sirene.

L’opera fu colpita da un atto vandalico diversi anni fa, mentre nei mesi scorsi i figli dell’artista (scomparso nel 2020) hanno lanciato un appello all’amministrazione comunale affinché si provveda al restauro.

Nel frattempo, immortalate per l’eternità nel tronco intagliato dal genio artistico di Leone, tra gli alberi secolari del Lungomare Falcomatà, le misteriose creature, racchiuse in un corpo splendente, metà donna e metà pesce, con la loro voce suadente in grado di rapire chiunque, continuano ad ammaliare i passanti, con lo sguardo rivolto alle azzurre acque dello Stretto.

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