Le parole di carne ne “Lo cunto de li cunti” di Silvio Barbiero
Prodotta da Mat Mare Alto Teatro, la narrazione delle fiabe in una lingua napoletana inesistente, è stata scritta nel Seicento da Giambattista Basile
Con “Lo cunto de li cunti”, il coraggioso Silvio Barbiero porta in scena la lettura delle fiabe per adulti. È l’appuntamento di giovedì 21 e venerdì 22 marzo 2024 con “La casa dei racconti” di Spazio Teatro a Reggio Calabria.
Il testo diventa una prova, un laboratorio del linguaggio che consente la libera espressione dei suoni che lo spettatore può non sempre riconoscere nel loro significato letterale, ma che vengono assorbiti e percepiti istintivamente. Il corpo dell’attore, per quasi due ore in scena, è una pompa in piena espressione, le parole diventano carne che imprime rumori alle orecchie.
Nelle storie lontane e quasi senza tempo c’è il quotidiano di una vita semplice e passata da assaporare e c’è il tocco in più del magico in cui perdersi: come gli oggetti fatati che regala l’orco. I racconti danno forma a personaggi così caratterizzati che, sillaba dopo sillaba, suono dopo suono, si materializzano sul palco nella loro stranezza. Ma anche il più brutto degli eroi protagonisti, in un incastro di sequenze stravaganti, riuscirà in conclusione a sciogliere tutti i nodi, per far vivere con la morale, tutti “felici e contenti”. E il risultato è un impasto che scorre di cui con ingordigia si attende il finale.
“Lo cunto de li cunti”, prodotto da Mat Mare Alto Teatro, in lingua napoletana inesistente, scritta nel Seicento da Giambattista Basile. L’opera viene chiamata Pentamerone (cinque giornate) consiste in una raccolta di 50 fiabe raccontate da 10 novellatrici in 5 giorni.
Barbiero, che ha lavorato con Tiziano Scarpa e che a Spazio Teatro aveva portato “Edipus”: testo divertente, amaro e scomodo del genio di Testori, spiega prima di iniziare «É una lingua inventata, una tensione del corpo, che da la possibilità di superare i limiti della lingua italiana, con la quale ci sarebbero serie difficoltà».
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