Le miniere di Agnana e l’asino

Tra storia e leggenda, l'asino premiato che trasportò le reali "terga" di Ferdinando II di Borbone sino alle miniere di Agnana

Agnana Calabra, dopo essere stata piagata dalle terribili calamità naturali che l’avevano duramente colpita, nella metà del XIX secolo, era riuscita a risollevare le sue sorti diventando una terra in cui si riponevano grandi speranze di sviluppo economico nell’intero regno, grazie alle sue miniere.

Le miniere di lignite e antracite

Allungato sulle pendici di una collina, nel cuore dell’Aspromonte, Agnana poteva contare infatti su uno scenario naturale incantevole, incorniciato da canyon e torrenti, sulle preziose sorgenti d’acqua usate per le cure terapeutiche e soprattutto sulle miniere di lignite e antracite.

I pregiati giacimenti minerari, ormai da tempo, rappresentavano una fonte di ricchezza e occupazione per tutta la popolazione locale, tanto che l’antracite estratta venne utilizzata per la costruzione della prima ferrovia dello Stato della Chiesa (Roma-Frascati).

Le miniere, insomma, avevano reso così celebre il paese all’interno del regno delle Due Sicilie da meritare l’onore della visita dell’allora re Ferdinando II di Borbone.

La visita di Ferdinando II di Borbone

Era il 19 maggio 1846 quando il re, accompagnato dalla moglie Maria Teresa d’Austria e dal principe ereditario Francesco II, sbarcò a Siderno, accolto dalla cittadinanza in tripudio.

I reali furono subito accompagnati a visitare le tanto decantate miniere a bordo dei mezzi di trasporto più comuni dell’epoca: gli asini.

Ed è qui che la storia si perde nella leggenda.

A bordo dell’asino

Si racconta, infatti, che mentre il corteo si incamminava verso le ripide montagne, il proprietario del ciuco che trasportava il re, si inginocchiò ai suoi piedi e dichiarò solennemente a sua maestà che nessuno avrebbe più cavalcato quell’asino dal momento che aveva avuto l’onore di condurre il sovrano.

Ed anzi, l’animale avrebbe avuto un pezzo di terreno e una stalla per tutto il resto della sua vita.

Tuttavia, il contadino fece presente a Ferdinando II di non avere altri asini né la maniera di procurarseli.

L’asino premiato

Allora, il re, per tutta risposta, prese una borsa piena di monete e la diede al contadino, disponendo ai suoi funzionari anche l’ordine di assegnargli un cospicuo vitalizio.

Fu così che il contadino visse in agiatezza. Ma all’asino se possibile andò ancora meglio: da quel giorno infatti ebbe un pezzo di terra tutto suo e una nuova stalla e non fu mai più cavalcato da nessuno!

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