Le donne di Boccioni e il figlio segreto
Uomo passionale e sensibile al fascino femminile Umberto Boccioni ebbe tanti amori burrascosi ed inquieti e forse anche un figlio segreto, rimanendo fedele sempre e solo all'Arte
Irrequieto, innovativo, rivoluzionario, artista tra i più complessi e provocatori del Novecento, Umberto Boccioni fu un uomo passionale e sensibile al fascino femminile rendendosi protagonista di amori burrascosi ed inquieti come la sua stessa vita. Senza perdere mai la testa, però. Come confiderà egli stesso nei Taccuini Futuristi, le uniche donne veramente importanti per la sua esistenza furono la madre e la sorella Amelia.
Ed è proprio con la madre, Cecilia Forlani, che Umberto ha un legame fortissimo che influenzò notevolmente la sua vita e la sua arte. Alla stessa, infatti, dedicherà le opere più importanti, tra le quali l’Antigrazioso e Materia, in cui Boccioni trasfigurerà la visione della maternità come origine di tutto, la forza vitale sottoposta al caos moderno, alla distruzione e alla palingenesi: il ritorno nel grembo materno.
Se l’ombra della madre incombe su tutta la sua esistenza, quella ‘musicalità di movimenti’ muliebre dalla quale si sente attratto lo spingerà ad esaltare più volte la figura femminile, a partire dalla modella prediletta Ines, la fanciulla del primo bacio e la prima amante, immortalata anche nelle “Tre donne”, insieme alle adorate madre e sorella, sebbene scriverà l’artista “per quanto mi sforzi di condurla nel campo intellettuale rimane sempre una sentimentale ignorante”.
L’amore per Augusta Popoff, la dama russa, moglie di un funzionario governativo zarista, incontrata a Parigi nel 1906, con la quale intesserà una relazione dalla quale sembra nascerà un figlio segreto, lo lascerà indifferente.
“L’8 febbraio alla mia amica Augusta Petrovna è nato un bambino. Felicità a tutti e due” annoterà, con freddezza nei taccuini, ma forse, Boccioni rimase all’oscuro della sua stessa paternità. Quanto al figlio, che si chiamerà Piotr o Pietro, si legge nella “Vita di Boccioni” di Gino Agnese (Camunia 1996), crescerà simile, nell’aspetto e nell’irruenza al padre, e farà il pittore diventando in seguito ufficiale nella Seconda Guerra Mondiale, finchè di lui si perde ogni traccia.
Del periodo milanese è la passione violenta con la scrittrice Margherita Sarfatti, appassionata della cultura meridionale ed amica di Corrado Alvaro. Tra i due nascerà un rapporto intellettuale e sensuale profondo e a volte tempestoso, mentre la Sarfatti è sposata e non è ancora diventata l’amante di Mussolini, che finirà quando si accentueranno le distanze culturali.
Sarà la modella Adriana Bisi Fabbri, protagonista dell’intenso ritratto del 1907, a far palpitare nuovamente il cuore del giovane Umberto, prima dell’incontro con la pioniera del femminismo italiano, la scrittrice Sibilla Aleramo. Lei si innamorerà perdutamente di lui e per conquistarlo gli farà incontrare Gabriele D’Annunzio a Parigi: un incontro che si risolverà in una delusione per Boccioni che non vedrà più nel Vate il mito scintillante della velocità che glielo aveva fatto osannare.
Anche il legame intenso con la raffinata intellettuale volgerà presto al termine e il cuore di Boccioni tornerà a palpitare per la principessa Vittoria Colonna.
Ventuno meravigliose e dolcissime lettere d’amore allo stato puro, ingiallite dal tempo, scoperte e raccontate da Marella Caracciolo in “Una parentesi luminosa” (Adelphi 2008), ripercorrono la passione travolgente sbocciata nell’atmosfera fiabesca dell’Isolino di San Giovanni e conclusa prematuramente per la morte dell’artista.
Una storia che sembra riscattare la profonda disillusione e il rifiuto per i legami dell’artista, il cui unico grande amore, cui rimase fedele per tutta la vita fu solo la Grande Madre: l’arte.