L’Arco di Costantino e il pons Valentiniani al castello Aragonese

Riprendono da domani 22 agosto gli incontri promossi dall'associazione culturale Anassilaos nell'ambito di Reggio Estate 2024 presso la Sala Garcilaso del Castello

Dopo la pausa di Ferragosto riprendono gli incontri promossi dall’Associazione Culturale  Anassilaos nell’ambito di Reggio Estate 2024. Domani, 22 agosto alle ore 18,00 presso la  Sala Garcilaso de la Vega del Castello Aragonese, nell’ambito del ciclo “La percezione dell’Antico” il Prof. Luca Loschiavo, Ordinario di Storia del Diritto Medievale e Moderno presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Teramo,  terrà una conversazione sul tema  “L’Arco di Costantino  e il “pons  Valentiniani” ovvero i differenti registri comunicativi del potere nella Roma tardoantica”.

All’incontro interverrà la Prof.ssa Lucietta di Paola Lo Castro, già Professore di Storia Romana e di Istituzioni e società nell’antica Roma presso l’Università di Messina nonché Direttore della rivista  il Maurolico”. Condurrà il Dott. Fabio Arichetta, responsabile degli incontri “la percezione del tempo tra antico moderno e contemporaneità.

Saluti della dott.ssa Daniela Neri, responsabile della Biblioteca Pietro de Nava.

Nell’anno 315 d.C., per celebrare i dieci anni di regno dell’imperatore Costantino, il Senato eresse a Roma l’Arco trionfale che tuttora possiamo ammirare.

Dopo la battaglia di Ponte Milvio e la sconfitta di Massenzio (28 ottobre 212 d.C.) Costantino  era divenuto l’unico signore della parte occidentale dell’impero (quella orientale sarebbe stata fino al 324 d.C. dominio del collega e cognato, poi rivale, Licinio). Le ricerche più recenti sul monumento ritengono che l’Arco sia frutto di un rifacimento profondo di un preesistente Arco dedicato all’imperatore Adriano di cui restano otto tondi con soggetti relativi alla caccia. Nell’arco furono inoltre assemblati e riusati  rilievi provenienti  da epoche diverse,  forse dismessi o mai utilizzati. Parliamo di ben otto rilievi marmorei rappresentanti imprese ed episodi della vita di Marco Aurelio e di quattro frammenti di un rilievo relativo alla Guerra Partica di Traiano nonché  di otto statue di  Daci prigionieri. La parte “contemporanea” dell’Arco, espressione del prevalere ormai di una tendenza artistica e quindi spirituale lontana dall’arte classica, è data da un fregio continuo che racconta le gesta di Costantino e la sua campagna volta alla conquista d’Italia e di Roma: la partenza dell’esercito da Milano (profectio); l’assedio di Verona (obsidio);  la Battaglia di Ponte Milvio (proelium); l’ingresso a Roma (adventus); il Discorso nel Foro Romano (oratio) e infine   la distribuzione al popolo di denaro (liberalitas). Nell’Arco voluto ed eretto dal Senato risalta il tema politico della sconfitta dell’usurpatore Massenzio ad opera di un sovrano legittimo e la riaffermazione, da parte dello stesso Senato,  del suo ruolo politico nonché, forse, di un larvato ammonimento nei confronti del vincitore. Non sfugge peraltro che si sia trattato di un primo arco trionfale celebrativo di una sconfitta non di un nemico esterno ma di soldati romani in quella che era di fatto una guerra civile. Si è sempre ritenuto che il riuso di opere appartenenti ad altri monumenti e ad altri imperatori fosse il frutto della mancanza  di artisti e/o della fretta ma è chiaro invece che l’inserimento di ogni “frammento” non sia stato casuale ma rispondesse, da parte del Senato,  ad una logica ben precisa come dimostrato dal fatto che i predecessori di Costantino (Traiano, Adriano e Marco Aurelio) presenti nell’Arco siano stati imperatori vicini al Senato e che ne hanno rispettato le prerogative.

L’idea dei senatori – o meglio la loro speranza – ancora nel 315 d.C. – era quella  di poter condividere il proprio potere con l’imperatore.

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