La violenza a partire da Shakespeare nel saggio di Alberta Dito - CULT and Social

La violenza a partire da Shakespeare nel saggio di Alberta Dito

Presentato al circolo Polimeni il saggio dell'artista "Rappresentare la violenza a partire da Shakespeare" pubblicato da Antonino Santisi de La Rosa Del Pozzo

Una splendida sera di fine agosto nella cornice del Circolo Tennis Rocco Polimeni ha fatto da battesimo alla presentazione dell’opera prima della pittrice reggina Alberta Dito, che nella sua ecletticità, si è voluta cimentare in campo letterario con il saggio “Rappresentare la Violenza a partire da Shakespeare”. 

In questa nuova avventura di Alberta Dito ha creduto l’editore de La Rosa Del Pozzo dott. Antonino Santisi, che ha pubblicato il saggio presentato al Polimeni.

Dopo i saluti del dr. Domenico Catanzaro, Consigliere del circolo R. Polimeni, che ha anche omaggiato l’autrice della T-shirt ufficiale del Circolo, ha preso la parola la dr. Miriam G. Arconte, direttrice artistica, che ha introdotto l’evento evidenziando come la pittrice abbia anche con i suoi dipinti interpretato la violenza del Macbeth e, prima di cedere la parola alla prof. ssa Minniti, ha anche presentato e commentato un breve filmato sulla violenza tratto da alcune scene del film Macbeth di Justin Kurzel e contenente nel  finale i nomi di alcune donne assassinate negli ultimi anni: Rosaria, Donatella, Raffaella, Paola, Chiara, Meredith, Sarah, Yara, Giulia.

La prof. ssa Valentina Minniti,  moderatrice dell’evento ma anche consulente scientifica del saggio, ha parlato esaustivamente della struttura del teatro inglese nel periodo Shakespeariano con riferimento anche agli scritti di De Quincey e degli Essays on Murder ed evidenziando anche la differenza del Teatro Shakespeariano ed Elisabettiano da quello Vittoriano.

La parola passa all’editore dott. Antonino Santisi che ha precisato di aver creduto subito in quest’opera di Alberta Dito anche perché ritiene che il connubio tra pittura e letteratura fosse un nuovo percorso dell’arte indicando che la pittura e la letteratura debbano pensare di camminare insieme perché potrebbero essere di incentivo per lo sviluppo reciproco di entrambe ed evidenzia come nell’occasione vi sia un’esposizione anche dei dipinti di Alberta Dito pittrice.

Ed ecco Alberta Dito, l’autrice.   Alberta Dito, da sempre schierata nella lotta contro la violenza, in special modo contro le donne, constatato che questo fenomeno aveva ulteriormente contagiato la società facendo sì che leggere sulle prime pagine dei media di un femminicidio era un fatto quasi giornaliero, in prossimità della sua tesi ha pensato di trattare l’argomento analizzando la violenza storicamente partendo da quel periodo in cui ebbe il suo primo impatto come spettacolarizzazione, ovvero dal teatro Shakespeariano ed Elisabettiano e di conseguenza la sua tesi fu “La Sublimazione della Violenza da Shakespeare ad oggi”. 

Ma non si è fermata quì ed ha ritenuto che per completare la sua azione contro la violenza fosse necessario uscire dall’ambito accademico e portare le sue idee alla portata del pubblico ed ecco, in accordo con la sua relatrice prof. ssa Minniti ora consulente scientifica, la stesura di questo saggio dal titolo “La Rappresentazione della Violenza a partire da Shakespeare” in cui l’argomento preponderante è la violenza.

Afferma Alberta Dito che la violenza, sempre esistita e insita nella storia dell’uomo, trova nel periodo del teatro Elisabettiano, di cui Shakespeare è in assoluto il drammaturgo più importante e più rappresentativo, e nel successivo periodo Vittoriano una sua consacrazione nella spettacolarità comunicativa facendo assurgere a eroi i protagonisti delle storie che si raccontavano nelle tragedie, ma principalmente nei resoconti che all’epoca si realizzavano sulle vicende criminose reali.

Quindi, continua l’autrice, la violenza, l’omicidio, l’assassino divennero fatti e personaggi che affascinavano l’opinione pubblica che argomentava sulle vicende criminali rendendo il resoconto anche più pittorico, arricchendolo di dettagli ed aneddoti assolutamente irreali e scaturite dalla fantasia di chi raccontava il fatto.

Continuando nel tempo, ci segnala l’autrice, la violenza ebbe un ulteriore accentuazione mediatica nel periodo vittoriano in cui tra l’altro cominciò ad entrare nel sentire comune l’idea di rappresentare gli assassini, in special modo quelli che riuscivano a sfuggire per molto tempo alla giustizia, quali eroi e nell’immaginario collettivo molti di questi assassini divenivano personaggi da imitare, da idolatrare tutto in nome di una violenza che tutti dicevano di aborrire ed invece era una costante presenza nella società e così riportata nei film ed espressioni artistiche del tempo.

In verità, precisa l’autrice Alberta Dito, l’arte pittorica ebbe nei confronti di questa spettacolarizzazione della violenza e dell’omicidio un atteggiamento diciamo più distaccato in quanto non raccontava nei dipinti il momento esatto in cui si svolgeva l’atto violento, ma il momento successivo quasi che avesse un specie di senso del pudore verso l’uccisione di un essere umano. Questo aspetto è ben visibile, continua Alberta Dito nel dipinto “La morte di Marat” di Louis David in cui si immortala la fase successiva all’uccisione di Marat.

Nel prosieguo del tempo, continua Alberta, la violenza divenne sempre più un argomento delle cronache dei media e cominciò ad avere anche un ruolo ben preciso in alcune forme d’arte che avevano una certa affinità con la comunicazione, ovvero la filmologia, i documentari, il teatro, le fiction e così via.

Questa comunicazione-spettacolo la ritroviamo, ovviamente correlata ai propri tempi, anche nella produzione delle opere contemporanee i cui esempi ritroviamo sia nella filmografia sia in altre forme artistiche e l’autrice cita, ad esempio, Shining, Il Silenzio degli Innocenti, Arancia Meccanica, Squid Game, Il Trono di Spade.

A completamento del suo scritto Alberta Dito, principalmente pittrice, ha creato 4 dipinti, che troviamo nel saggio, attinenti alla tragedia del Macbeth precisamente The Gate, Il Pugnale, Le Mani, Il Cranio nei quali si evidenziano con il Gate chiuso i sensi di colpa di Macbeth, con il Pugnale l’arma che uccide, con le Mani il mezzo che teneva l’arma e con il Cranio da cui sgorga il sangue l’allegoria della vita che abbandona l’uomo.

La moderatrice fa riferimento ai dipinti di Alberta che accompagnano la presentazione del volume e invita ad intervenire sull’argomento l’esperto d’arte prof. Marcello Anastasi.

Il prof. Marcello Anastasi, docente di storia dell’Arte, ha intrattenuto il pubblico con una dissertazione di elevato valore artistico inerenti la parte interpretativa che ogni artista mette nelle proprie opere che rappresentano il suo essere interiore.

Il prof. Anastasi evidenzia lo spirito della pittura di Alberta Dito che con i suoi tratti ed i suoi colori raffigura L’OLTRE cui deve tendere un’artista. È un OLTRE che rappresenta la ricerca dell’artista per portare i propri sentimenti e le proprie emozioni verso una meta più alta che si riesce ad individuare soltanto percorrendone il cammino. Mette altresì in risalto la capacità espressiva che Alberta esprime con i colori, che sono sempre forti, decisi, brillanti tant’è che anche nelle sfumature si intravede la capacità di dare una netta definizione del colore.

A questo punto la moderatrice si rivolge al prof. Amato invitandolo a dare il suo contributo di storico e letterato per presentarci il saggio nel suo tema e sul suo particolare significato.

Il prof. Pasquale Amato, con la sua capacità oratoria sostenuta da una conoscenza storica di livello eccelso, ha trasportato l’auditorio nel mondo complesso e misterioso del teatro inglese senza dimenticare di fare un esaustivo riferimento con nutriti dettagli sul teatro greco, che fu l‘antenato di questa forma d’arte; ha evidenziato il prof. Amato come gli aspetti violenti di cui il libro ne fa la trattazione abbiano rappresentato un aspetto che ha inciso anche sulle vicende storiche in tutte le epoche perché alfine queste tematiche sono realtà compulsive della realtà e influenzano l’evolversi, determinando anche quelli che sono gli sviluppi ed il progresso sociale.

Ha concluso La direttrice artistica Miriam G. Arconte che dopo i ringraziamenti ai relatori ed ai presenti ha ribadito l’importanza di tenere sempre alta l’attenzione contro la Violenza ed ha ricordato che Alberta Dito ha sempre sostenuto la lotta contro la violenza sulle donne tant’è che già nel 2018 ha realizzato un disegno a gessetto di due scarpette da ballo rosse per simboleggiare la lotta contro la violenza sulle donne, per celebrarne la giornata mondiale.