La carriera di Lionello: tra satira e vocazione
Impossibile sintetizzare tutta l'attività artistica di Oreste Lionello che ha forgiato il suo carattere all'ombra dello Stretto guardando oltre l'orizzonte del mare di Reggio Calabria
Oggi è il 19 febbraio e a qualche reggino appassionato viene in mente un personaggio che la Reggio “bella e gentile” ha cullato per molti anni. Durante l’infanzia, la giovinezza, la prima adolescenza, Reggio è stata la patria magnogreca che ha accolto Oreste Lionello quando, migrante dalla Grecia, era giunto proprio dalle nostre parti cominciando a respirare quella voglia di arte superlativa che poi lo ha contraddistinto per tutta l’esistenza.
Chiamarlo mattatore, genio della scena, inventore del “Bagaglino” è ben poca cosa per sintetizzare l’attività indefessa, intensa e appassionata di questo artista che ha forgiato il suo carattere all’ombra dello Stretto, guardando oltre l’orizzonte di quel mare azzurro che si intravede dal lungomare Falcomatà. Lionello, mosse i primi passi su un palcoscenico all’età di dieci anni, quando vestito da valletto chiudeva il sipario del Teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria.
Probabilmente tutti sono a conoscenza del fatto che Woody Allen ha “portato”, per così dire, la voce di Lionello praticamente per tutta la sua carriera di attore, rendendolo di certo un protagonista migliore. Lo stesso Woody Allen, commentando la morte di Lionello nello scorso 2009, ha riconosciuto il talento dell’artista reggino, dichiarando che l’aveva reso “un attore migliore”.
Nel cinema, nel cabaret, in teatro e anche in televisione, Oreste Lionello ha avuto una carriera ricca, intrigante, interessante, senza soste e senza soffrire l’abbandono del pubblico. Memorabile la sua imitazione di Giulio Andreotti. Oltre ad Allen, sono sue le voci italiane di Gene Wilder in “Frankenstein junior”, una delle tre parti di Peter Sellers ne “Il dottor Stranamore”, del ri-doppiaggio del 1972 di Charlie Chaplin ne “Il grande dittatore”, di Michel Serrault nella trilogia del “Vizietto”, di Robin Williams nella serie tv “Mork & Mindy”. Ha persino doppiato cartoni animati come Gatto Silvestro, Lupo de Lupis, Topolino, Paperino e Winnie Pooh.
Il suo esordio a teatro è del 1954 nella compagnia comico-musicale di Radio Roma della Rai, in cui si distingue subito come brillante autore e interprete. Subito dopo debutta in televisione con la serie di film per ragazzi “Il marziano Filippo”.
Dunque Reggio Calabria perde ben presto uno dei suoi più illustri cittadini. Per realizzare il sogno bisogna emigrare. E come la maggior parte dei giovani, anche Oreste Lionello preferisce la via della fuga, la strada dell’emigrante tutta in salita.
Sono gli anni ’50, quelli del boom economico, del cinema neorealista, sono gli anni in cui Cinecittà sforna grandi interpreti, in cui è facile salire sul carro del vincitore, giungere al pantheon dei grandi attori. Tocca anche a Lionello la sua buona fetta di popolarità, per vie diverse che lo porteranno ad incontrarsi con la satira politica, l’ilarità ironica, la comicità di bocca buona, senza essere mai compassato, mai svampito nella sua verve pulita di cabarettista–artigiano. Lionello inventa, crea, cuce e ricuce maschere, personaggi, canovacci popolari che erano ormai diventati un cult del sabato sera.
La vocazione cabarettistica comincia a diventare impellente dall’inizio degli anni ’70. E’ la fase del primo “Bagaglino”, creato insieme ai suoi amici Castellacci, Pingitore, Cirri e Palumbo. A Roma il Bagaglino è stata una palestra per comici come Pippo Franco, Enrico Montesano, Pino Caruso e Gianfranco D’Angelo. La compagnia del Bagaglino, dalla metà degli anni Settanta, si trasferisce, così, con notevole successo in televisione, prima alla Rai e dopo in Mediaset, con spettacoli come “Dove sta zazà” (1973), “Mazzabubù” (1975), “Il ribaltone” (1976), “Al Paradise” (1983) e “Biberon” (1987), con cui Lionello & Co. diedero inizio a quella satira politica innocua, ma diretta, fatta di maschere, imitazioni e battute a volte qualunquiste, che ha rappresentato la cifra del gruppo trascinando molti politici in carne ed ossa a seguire gli spettacoli di Lionello al Salone Margherita di Roma, dallo stesso Giulio Andreotti, ai “nemici” Mastella e Di Pietro.
Elegante, intelligente, graffiante, ma col sorriso buono, gentile e amabile, Lionello ha saputo ridare originalità al cabaret, alla satira in particolare.
Nella sua lunga corsa artistica, non manca neppure l’esperienza musicale. Nel 1970, infatti, si presentò al XVIII Festival della canzone napoletana dove propose le canzoni “Casanova 70” e “Tu m’è fatto murì”, eseguite in abbinamento con Antonio Buonomo e Ombretta Colli, con un 45 giri addirittura stampato dall’etichetta Edibi.
E che dire del suo lavoro nei molti film col grande Fellini?
Spesso, Lionello dava voce a diversi personaggi, anche nella stessa pellicola. Inoltre, nel “Cyrano De Bergerac” con Gérard Depardieu si è anche cimentato nella traduzione delle battute del primo attore, tutte rigorosamente in rima.
Oreste Lionello è stato un artista poliedrico; è riuscito a passare al cabaret con grande nonchalance: un terreno molto fertile, un umorismo surreale fatto di parodie rocambolesche; la sua modalità preferita per invitare il pubblico a riflettere sui grandi problemi del paese e della nostra attuale comunità proprio attraverso la satira. E, dunque, la sua carriera è una pasquinata continua, una poesia mordace mai volgare o gratuita, piuttosto un messaggio sotteso, un grande impegno culturale appena messo in sottofondo dalla preponderante personalità artistica di Lionello, nel teatro, nel cinema e come doppiatore inarrivabile.
Fiore all’occhiello di un’emigrazione emorragica che ancora oggi svuota la Calabria del suo seme migliore, Lionello è stato un destinato della vocazione artistica. Preme sottolineare lo spessore, la capacità creativa dei “mediterranei” e dei “discendenti della tribù degli Oschi”, come egli stesso amava definire le nostre origini storiche, che, per quanto rudi, hanno saputo esportare il meglio della creatività umana in Europa e nel mondo. E, Lionello, come molti altri, ne è la prova lampante.