Jaques de Molay: l’ultimo dei Templari all’Unitre

Oggi pomeriggio alle 17:00 il convegno dedicato all’ultimo maestro templare nell’anniversario della sua uccisione perché il “rogo arde ancora”

Jaques de Molay

Tanto si è scritto, si è fantasticato, si è discusso sui cavalieri Templari, protagonisti per eccellenza di saghe, film, leggende. Ma in pochi conoscono la loro vera storia e soprattutto la triste fine della loro epopea. A questo tenta di porre rimedio, l’incontro “Jaques de Molay, un rogo che arde ancora” che si terrà oggi pomeriggio alle ore 17:00 nella sala convegni dell’Università della terza età di via Willermin a Reggio Calabria.

L’ultimo dei Templari

“La morte sul rogo del Gran Maestro Jaques de Molay segnò l’atto finale della storia dei cavalieri del Tempio cominciata quasi due secoli prima. Molay fu messo al rogo proprio il 18 marzo del 1314 assieme al suo secondo, Geoffrey de Charnay” dichiara il presidente del Club UNESCO Re Italo di Reggio Calabria, Alberto Gioffrè, tra gli organizzatori del convegno.

“L’ordine dei Templari fu distrutto in una data importante che era il 13 ottobre 1312 ad opera del re di Francia Filippo IV detto il Bello, il quale aveva dei debiti nei loro confronti. I cavalieri infatti nati nel 1118 (ad opera di Bernardo di Chiaravalle e Hugues de Payns, italianizzato in Ugo de Paganis, secondo alcuni studiosi di origine calabrese) e chiamati Templari proprio perché erano custodi del tempio di Gerusalemme, ufficialmente avevano il compito di difendere i pellegrini che andavano a Gerusalemme e la Terrasanta” spiega Gioffrè.

“In realtà poi divennero una vera forza sia militare che politica, anche se erano dei monaci erano molto esperti nella guerra, sebbene lo facessero più che altro per dimostrare la loro potenza non per combattere effettivamente perché erano dei pacifisti. Volevano la pace tra Saraceni e Cristiani e non riuscirono ad ottenerla” continua il presidente che precisa: “usavano i beni dei nobili per realizzare opere pubbliche, erano dei filantropi e, nello stesso tempo essendo molto ricchi proprio per i lasciti che i nobili facevano al loro Ordine, avevano creato la prima banca e i primi assegni”. Infatti, quando si spostavano da un luogo all’altro, dall’Europa al Nord Africa, “non portavano con sè l’oro, le monete ma semplicemente delle dichiarazioni rilasciate dai Templari della zona d’origine e loro che esibivano una volta arrivati e cambiavano in oro e/o monete. Fu la prima banca efficiente, il primo bancomat della storia” aggiunge Gioffrè.

Insomma “erano così potenti che avevano un bilancio superiore a quello dei governi, per cui prestavano soldi agli Stati ma senza finalità di sfruttamento”.

All’origine, dunque, della persecuzione, vi era una questione di debiti e grazie a un cavaliere “pentito” che mosse delle accuse assurde, Filippo Il Bello riuscì a compiere un’azione combinata e ad arrestarli tutti quanti, facendo confessare loro, sotto la minaccia di continue torture, malefatte e aberrazioni inesistenti (tra cui satanismo e sodomia).

L’ultimo fu il gran maestro De Molay che prima confessò sotto tortura e poi ritrattò le proprie dichiarazioni e ciò lo condannò al rogo.

I protagonisti del convegno/L’evento

A lui è dedicato, perciò, il convegno di studi di oggi pomeriggio nella sala dell’Università della Terza Età di via Willermin che sarà aperto dai saluti istituzionali di Francesco Cernuto, già Preside di Scuole Superiori e Direttore dei Corsi UniTre.

L’introduzione sarà affidata all’Architetto Alberto Gioffrè, presidente del Club per l’UNESCO Re Italo.

L’evento entrerà nel vivo con le relazioni di: Antonio Sapone, Dirigente pubblico e Presidente dell’Associazione Culturale Leonardo da Vinci; Rosa Veccia, Dirigente Sanitario Psicologa e Consigliera Direttiva del Club per l’UNESCO Re Italo; Daniele Zangari, Scrittore e Presidente dell’Associazione Culturale Due Sicilie.

Un rogo che arde ancora

“I Templari hanno sempre suscitato l’interesse di molte persone, per il loro stile di vita, per il rispetto verso gli altri, la comprensione e il desiderio di pace. Anche ai giorni nostri ci sono moltissimi ordini Templari con questi stessi ideali. Tuttavia – chiosa Gioffrè – il loro riscatto, sebbene negli ultimi anni sia stato individuato un editto papale che annullava le colpe loro affibbiate, ancora ufficialmente non è avvenuto.  Qualcuno ha il dubbio che si siano macchiati dei fatti infamanti che Filippo il Bello aveva addossato loro”.

Da qui l’evento di oggi, finalizzato a rivalutare “un ordine che è stato molto utile per la crescita e lo sviluppo della società mondiale, di quel periodo e successiva. Perché – conclude Gioffrè – il rogo arde ancora, in quanto contro chi vuole agire per il bene dell’umanità si frappongono sempre ostacoli”.

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