Il monumento a Corrado Alvaro
In piazza Indipendenza e nei pressi del Museo sorge il monumento allo scrittore di San Luca (RC) che diede vanto alla cultura italiana
“La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile” è una delle frasi incise nel monumento dedicato a Corrado Alvaro che sorge in Piazza Indipendenza in pieno centro cittadino, alle spalle del Museo Nazionale della Magna Grecia.
Opera del noto scultore taurianovese Alessandro Monteleone, il monumento è costituito da tre distinti blocchi di marmo travertino, a forma di cubo, sulle cui facciate sono stati scolpiti, in altorilievo, pensieri, frasi e personaggi tratti dai romanzi e dalle novelle principali di Alvaro, oltre al profilo stesso dello scrittore reggino.
Da “Quasi una vita”, con il quale vinse il Premio Strega nel 1951, alle toccanti parole sulla “memoria del dolore” tratte da “Un treno nel sud”, all’ironia di Mastrangelina: “Dicevo che è anche troppo quello che sono riuscito a combinare con tutti gli inconvenienti con cui sono partito: meridionale, povero, scrittore”.
Fino alla paura e al dubbio della trilogia “Memorie del mondo sommerso”, all’amaro “senso della fatalità” del motto “piegati albero che passa la piena” con cui i calabresi concepiscono la vita, tratti da “L’amata alla finestra”, alla poesia di “Gente d’Aspromonte”, opera che lo scrittore di San Luca dedicò alla sua terra, dalla quale, pur allontanandosene, non si staccò mai e che amò sempre, nonostante tutto.
Inquieto testimone del suo tempo, acuto osservatore della sua gente, Alvaro riuscì, con i suoi scritti, a rappresentarne i valori, l’identità e la cultura, pennellandone ogni tratto, come in un dipinto.
Per il lustro riservato alla Calabria e alla cultura italiana, Reggio gli eresse questo riconoscimento a nove anni dalla morte, nel 1965.
Ancora oggi, i tre cubi, l’uno accanto all’altro, come le pagine di un libro, si stagliano alle porte del Lungomare Falcomatà e sulla facciata del terzo blocco, con lo sguardo rivolto alla piazza e alla gente, spicca la frase tratta da “Itinerario italiano”: “La forza della Calabria è nella sua struttura familiare. La famiglia è la sua spinta vitale, il campo del suo genio, il suo dramma e la sua poesia. I figli rappresentano un continuo atto di fede, una promessa e una speranza”.