Guerrazzi, una voce fuori dal coro

L'attualità dell'arte di Vincenzo Guerrazzi è senza tempo. Una voce libera, fuori dal coro che sfidò gli intellettuali italiani

“Vi sentite servi?”. È una delle domande più provocatorie inserite nel questionario che Guerrazzi fece girare tra gli intellettuali italiani degli anni ’70, poi confluite nella celebre opera “Gli intelligenti”. “Figurarsi. Nessuno si sente servo e nessuno dogmatico. Faticano tutti come bestie, come l’operaio alla fresa. Io ce li metterei davvero, alla fresa. Perché devo essere sempre io, a girare le maniglie della fabbrica?” dichiarerà successivamente a Giuliano Zincone sul Corriere della Sera nel 1977. E per essere libero, lui dalla fabbrica si licenzierà davvero, riappropriandosi del “plusvalore” che veniva quotidianamente sottratto agli operai e dedicandosi alla scrittura e alla pittura.

Decidendo, tra l’altro, di non vendere i suoi quadri ai personaggi che raffigurava, nonostante le offerte allettanti, perché simboli di un sistema che non riusciva ad accettare.

Libero. Senza padroni. Senza peli sulla lingua. Fin dall’esordio, con “Nord e Sud uniti nella lotta”, primo vero romanzo dedicato al viaggio in nave dalla Liguria a Reggio Calabria, degli operai genovesi per partecipare alla celebre manifestazione dei metalmeccanici del 1972 in risposta al “boia chi molla”, fatto girare nelle scuole e sequestrato perché considerato offensivo della morale, e poi finalista al Premio Sila. Continuando con “L’altra cultura”, “I dirigenti” e passando per la “Fabbrica del sogno”, in cui il protagonista è un operaio immigrato che viene arrestato e processato. Guerrazzi racconta sempre la classe operaia, uscendo dai preconcetti e dalla dimensione sociale attribuita agli uomini dalla “tuta blu”. I suoi personaggi sono uomini, veri, con pregi e difetti, che lavorano per vivere, che occupano il loro posto nella società, che guidano le macchine, strumento di potere e di alienazione.

È questo il messaggio che emerge da tutta la sua opera, anche pittorica. Rivelato al pubblico come pittore nel 1977 grazie agli speciali di Valerio Riva sull’Espresso e ai programmi della televisione svizzera e della Rai, condotto da Stefano Satta Flores, Guerrazzi riporta anche nella pittura la sua esistenziale presa di posizione contro i luoghi comuni imposti dalla tradizione “borghese”, denuncia e sfida politici, artisti, gente dello spettacolo, papi, santi e giornalisti. Famosi i suoi dissidi e le sue polemiche con Guttuso, con Eco e con molti degli intellettuali del suo tempo.

Dipinti come “L’Eurocomunismo” rappresentano il trionfo dell’allegoria e del coraggio. Guerrazzi vi ha messo oltre cento personaggi riconoscibili: da Aldo Moro a De Gasperi, a Togliatti che saluta col pugno chiuso. Vi ha “imprigionato” Marx, Lenin ed Engels, ha messo in piazza Boccaccio e Eco, ma anche Scalfari e Montanelli in livrea che accudiscono Agnelli e Cefis. Mancano gli operai, assenti perché “sono loro che fanno e scrivono la storia”, facendoli emergere in prima linea ne “La mensa” e tragicamente ne “L’aborto in fabbrica”, esempio straziante di una società che si mostra impietosa nei confronti delle condizioni della donna operaia. Dagli esordi agli ultimi lavori, come “L’aiutante di S.B presidente operaio”, “Il compagno sbagliato” con Stefano Bigazzi, all’e-book “I primi della classe”, fotografia impertinente ed ironica di protagonisti ispirati a personaggi veri, da Andreotti a Ingrao, a Spadolini, quella di Guerrazzi è stata una collocazione scomoda, che non è piaciuta a benpensanti e conservatori, né a sinistra né a destra.

Un artista in grado di cogliere e denunciare senza paura la realtà dei fatti: dalla condizione operaia a quella della società in genere, dal logorìo del potere ai falsi miti della televisione, all’alienazione dell’uomo moderno, ad un mondo in rovina basato sullo sfruttamento dei più deboli.

Basta sostituire ai protagonisti “borghesi” delle sue storie quelli attuali, agli operai in fabbrica gli addetti ai call center o gli immigrati delle nuove catene di montaggio, per comprendere il messaggio sempre attuale della sua arte, letteraria e pittorica. Guerrazzi ha lasciato una produzione ricchissima, tra romanzi, inchieste e dipinti, patrimonio delle più importanti biblioteche del mondo e delle enciclopedie italiane ed internazionali. Con lui è scomparsa una figura eclettica e unica. Una voce libera e fuori dal coro, come poche ormai. Da non dimenticare.

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