“Figli di ferrovieri”: una grande festa al Cineteatro Metropolitano
Ieri sera la prima nazionale delle celebrazioni per i 100 anni del Dopolavoro Ferroviario al CTM con ospite d'onore la giornalista Annalisa Cuzzocrea
Atmosfera di festa ieri sera al Cineteatro Metropolitano, per l’evento “Figli di ferrovieri”, prima tappa delle celebrazioni per il centenario del DLF in tutta Italia. Partito proprio da Reggio Calabria, l’evento è stato magistralmente diretto da Antonio Calabrò, direttore artistico del Metropolitano, “ferroviere in servizio e noto scrittore”, e coordinato da uno spumeggiante e vulcanico presidente nazionale del DLF, Pino Tuscano.
Denominatore comune: “Figli di ferrovieri”
Nel parterre d’eccezione, denominatore comune “tutti figli di ferrovieri”, il segretario generale FILT CGIL, Stefano Malorgio, il docente di Storia contemporanea all’Università di Siena e presidente della Fondazione Cesare Pozzo, Stefano Maggi, il direttore direzione sanità di RFI, Giuseppe Saffioti, il giornalista della Gazzetta del Sud, Giorgio Neri.
Ospite d’onore, Annalisa Cuzzocrea, giornalista reggina già vicedirettrice de La Stampa e ora di Repubblica.
Malara: le iniziative dei 100 anni DLF a Reggio
Dopo la presentazione di Antonio Calabrò che ha ringraziato “per quest’inizio sfolgorante del centenario del popolo ferroviario proprio a Reggio”, i saluti istituzionali del presidente del DLF di Reggio Calabria, Antonino Malara, il quale, dopo i ringraziamenti di rito, ha ricordato le prossime iniziative del Dopolavoro Ferroviario in città, tra cui il prestigioso premio Reggio DLF Città della Fata Morgana e il 3 ottobre, la festa per la settimana della cultura con l’annullo filatelico per ricordare i 100 anni dalla nascita del DLF, accennando anche al progetto scuola-ferrovia “Stop al vandalismo”, con la collaborazione del magistrato Luciano Gerardis.
Briante: presto anche figli/e di “ferroviera”
A seguire, l’intervento dell’assessore Anna Briante, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, che ha plaudito all’iniziativa, sottolineando simpaticamente di essere anche lei “figlia di ferroviere”, auspicando che “tra qualche decennio speriamo di poter sentire sono figlia o figlio di ferroviera perché negli anni finalmente abbiamo sdoganato anche questo settore”.
Tuscano: Dlf, “una storia da rivendicare”
Effervescente e carico di allegria, l’intervento del presidente nazionale DLF, Pino Tuscano che si è complimentato per il successo notevole dell’iniziativa, “operazione che è partita proprio da Reggio Calabria” e che intende “guardare al futuro, senza scordare il passato, perché è importante non dimenticare mai le proprie radici”.
Il Dopolavoro Ferroviario nella sua storia centenaria, ha ricordato infatti Tuscano “è stata la prima organizzazione ad occuparsi del benessere dei propri lavoratori, quello che oggi si chiama welfare. Si assistevano i dipendenti e si univano, c’era un senso civico, del dovere, di appartenenza al lavoro, tanta solidarietà, valori antichi che si trasmettevano ai figli, una grande storia che non dobbiamo cancellare e che anzi va rivendicata”.
“Proprio per questo siamo qui stasera con Annalisa Cuzzocrea, figlia di ferroviere e gli altri importanti ospiti ed amici. Proseguiremo a Roma con Guido Tonelli, figlio di macchinista e uno dei più grandi scienziati a livello mondiale, che ha lavorato anche al Cern di Ginevra. E poi a Milano, con Carlo Cracco, grande chef internazionale figlio di un operaio delle ferrovie di Verona” ha aggiunto Tuscano passando la parola alla giornalista reggina.
Cuzzocrea: “Chi muove i treni muove il mondo”
Emozionante l’intervento della Cuzzocrea, che ha dato vita ai suoi ricordi di bambina prima, di ragazza e di donna poi, legati sempre al treno. Una carrellata di “cartoline” di famiglia, l’orgoglio per il lavoro del padre, capodeposito a Reggio, e anche degli zii e del cugino, tutti ferrovieri. La Befana, il carnevale al Dopolavoro, i tornei, l’Omeca, gli orari dei treni di carta che si divertiva a spulciare, il suo quartiere, Torricelli Pescatori che lei di nascosto chiamava Torricelli Ferrovieri perché le pareva più appropriato, “il passaggio a livello che quando passava il treno, noi bambini salutavamo ricambiati dalla gente affacciata ai finestrini, quando ancora si potevano abbassare”, ma soprattutto i ricordi legati al lavoro del papà Marco, “l’orgoglio di essere figlia di un padre ferroviere, che tutti conoscevano, che risolveva sempre tutto, che muoveva i treni e chi muove i treni muove il mondo”.
Una metafora potentissima quella del treno, perché la ferrovia era “il lavoro nel suo senso più pieno ed era la famiglia che condivideva i valori, come lavorare duro, rispettare i turni, sforare i turni per aiutare i colleghi, essere responsabili, attenti, mettere da parte i soldi e far studiare i figli, per costruire binari immaginari che potessero portarli anche dove la ferrovia non arrivava”.
Il treno, ha rincarato la Cuzzocrea, rappresenta la lotta per una società migliore, “dove c’è il treno è tutto più semplice, è raggiungibile quello che fino a poco tempo fa sembrava non esserlo. Penso spesso a cosa sarebbe la Sicilia se ci fosse la forza di fare un investimento vero sulla sua rete ferroviaria e non sul ponte”.
“Dove c’è un treno c’è una speranza, mi ha insegnato mio padre e anche se esistono persone che ne approfittano ce ne sono molte di più che lavorano per non tradirla quella speranza, per muovere il mondo, i sogni. Come ai tempi del dopoguerra – ha concluso infine la Cuzzocrea – quando si inventarono i ‘treni della felicità’ per portare i bambini dalle zone povere o dai quartieri distrutti dalla guerra dove qualcuno poteva prendersi cura di loro, farli mangiare, farli studiare per poi rimandarli a casa con più fiducia e più futuro”.
DLF: “Anima della grande famiglia dei ferrovieri”
I ricordi di due testimoni, colleghi del papà della giornalista – Cuzzocrea e Romano – hanno rappresentato uno dei momenti più toccanti della serata.
A seguire, l’intervento del giornalista Giorgio Neri che, dopo aver ringraziato il presidente Malara e il “presidente rock nazionale Pino Tuscano”, ha voluto sottolineare la parola “appartenenza”.
Immagini, emozioni, ricordi, come quelli evocati da Annalisa Cuzzocrea e condivisi perché anche lui ha vissuto nel Rione Ferrovieri: i regali che i figli dei ferrovieri ricevevano per la Befana, la sirena del deposito, il campetto di calcio vicino al mare e anni dopo quelli di tennis, di pallavolo, di bocce, con annessa pizzeria. Ma anche il cinema, che era diventato punto di riferimento per iniziative e proposte di film d’autore e di teatro. “Ferrovia uguale lavoro e rivoluzione culturale – ha proseguito Neri, evidenziando come le celebrazioni del centenario servano – a recuperare l’anima dei ferrovieri, di questa grande famiglia che sono le ferrovie italiane”.
Il turno di Stefano Malorgio, dopo il racconto sulla sua esperienza personale da ferroviere e figlio di ferroviere, emigrato da Lecce a Milano, è stato l’occasione per riflettere sul significato del lavoro in senso ampio. Fare il ferroviere era insomma un ruolo sociale, “perché quel lavoro non era soltanto salario, ti identificava, era il tuo ruolo nella società”. Le scelte politiche e legislative effettuate a partire dagli anni 80-90, invece, ha invitato a pensare Malorgio, “hanno destrutturato completamente il mondo del lavoro, ci hanno tolto la dignità, l’orgoglio di essere parte di una categoria di lavoratori, al di là dell’essere ferroviere o meno – si è persa – infatti – l’identificazione tra l’essere cittadino e l’essere lavoratore, con il risultato di avere persone più sole che oggi devono ridurre il proprio rapporto con il lavoro soltanto a un rapporto col salario e questo è un male per tutta la società occidentale”. Perché, ha concluso, “quando si è persa quella forza che era il sostegno morale del paese, con le sue grandi lotte, l’Italia ha perso anche la capacità di stare sul mercato globale” con il lavoro “che diventa realmente una merce, una sconfitta per tutti noi”.
Senso di appartenenza alla grande famiglia dei ferrovieri e sicurezza, sono stati i temi trattati da Giuseppe Saffioti, che ha ricordato il suo legame familiare con la ferrovia, grazie alla figura dello zio “Giuseppe Bruno, operatore della manutenzione che controllava “a vista i tratti di linea, da Palmi a Rosarno, tutti i giorni, bullone per bullone, con qualsiasi condizione meteo e in qualsiasi stagione. Un esempio straordinario di impegno, di passione, di dedizione e di ispirazione a garanzia della sicurezza della collettività perché ogni bullone, ogni traversa serviva a garantire un passaggio sicuro dei treni”.
Dall’esperienza dei suoi 33 anni di servizio, Saffioti ha ricordato anche i 118 anni di Direzione sanità, facendo il parallelo con il centenario del DLF “due entità centenarie che si incontrano e che uniscono i loro sforzi e i loro destini in un ragionamento che è un progetto valoriale”, dal garantire l’idoneità in ambito medico legale al welfare e sempre di più verso “la promozione della salute e il contributo alla prevenzione primaria delle malattie”.
Infine, Stefano Maggi, autore del libro “il Treno alle porte del paradiso”, “una delle poche pubblicazioni in Europa sul connubio treno e musica” come ha ricordato Tuscano, scritto a tre mani oltre che da Maggi, dallo stesso Tuscano e dal direttore finanziario delle ferrovie, il “chitarrista rocker” Stefano Pierini, presentato proprio l’anno scorso a Reggio, ha ricordato brevemente la sua storia personale, da figlio di ferroviere e ferroviere, per pochi anni prima di diventare docente universitario, con l’ultimo servizio proprio da Reggio Calabria per Venezia, per poi soffermarsi sulla storia del Dopolavoro Ferroviario in Italia. Nato il 25 ottobre 1925, già dieci anni dopo il DLF “aveva 273 sedi sparse in tutta Italia, occupandosi di tutto, dall’assistenza economica e sociale del personale ferroviario allo sport, dal doposcuola alle attività musicali, dalle scuole di taglio e cucito alle sezioni agrarie – e persino – all’avicoltura e alla coniglicoltura anche nei territori attorno alla ferrovia”.
Dal 1972, ha rammentato Maggi, i DLF, “sono diventati vere e proprie aggregazioni sociali, non soltanto per i ferrovieri ma per tutti coloro che vivevano attorno alle stazioni”, aprendosi all’esterno e diventando “l’anima della ferrovia, che si occupava di welfare aziendale ancora prima che si chiamasse così”. Un “patrimonio immateriale, una grande storia – ha concluso Maggi – che raccontiamo qui, partendo proprio da Reggio Calabria e che si completerà via via durante l’anno”.
Testi e canzoni sul “treno della vita”
A rendere ancora più coinvolgente l’evento, gli intermezzi musicali che si sono susseguiti – con canzoni interpretate dalla voce blues di Roberta Ravenda, in qualche modo legate alla grande famiglia della ferrovia (da Rino Gaetano a Guccini, passando per De Gregori, Ivano Fossati e Loredana Bertè) e i brani letti dall’attrice Anna Rita Fadda, tratti dai libri “Figli di Ferroviere” di Ugo Pirro e “Chiudi e vai” di Antonio Calabrò.
A concludere la serata, le parole di Pino Tuscano che dopo la consegna dell’orologio femminile della fondazione delle ferrovie dello Stato alla Cuzzocrea, ha annunciato “l’ultimo brano iconico – per chiudere in coro, accompagnando con le mani e cantando – della canzone italiana, ‘Azzurro’, dove c’è il treno dei desideri che all’incontrario va, il nostro treno, il treno della vita”.