Esopo Urban Project: l’opera sensoriale sul Lungomare
La libera installazione, ispirata alla favola di Esopo "Il ragno, le mosche e la lucertola", realizzata da Simona Lanzoni è fruibile da tutti, anche dagli ipovedenti, sul Lungomare Falcomatà
Il ragno astuto attira le mosche che cascano nella sua insidia e pregano la lucertola di salvarle. Ma la lucertola mette in fuga il ragno e divora le mosche. Morale della favola? Per gli stolti non c’è salvezza. Questo, in soldoni, il testo della favola di Esopo che da qualche giorno spicca sul Lungomare Falcomatà in un’originale installazione posta di fronte alla villa Zerbi che suscita la curiosità di cittadini e turisti.
Si tratta di “Esopo Urban Project” primo progetto di street art di Simona Lanzoni, artista e presidente della Comunità Patrimoniale Scalinata Monumentale di Via Giudecca, che ha l’obiettivo di “rianimare” gli elementi naturali urbani riportandoli a nuova vita.
“Il fine è quello di valorizzare, appunto, gli elementi naturali urbani in condizione di fine vita, trasformandoli in piccoli spazi d’arte aperti, accessibili e inclusivi. Il progetto si basa sull’idea di riutilizzare elementi come pietre, legno e piante, che altrimenti verrebbero abbandonati o distrutti, per creare opere, tattili e raccontate, che invitano a momenti di aggregazione intorno alla stessa” spiega la Lanzoni.
L’installazione permanente che campeggia sul Lungomare è composta, infatti, da “una pietra dell’antico basolato reggino, lasciata in un angolo di strada come rifiuto, dagli animali della favola, ragno, lucertola e mosche, realizzati con delle tessere a mosaico recuperate sulle nostre spiagge e dalla cornice in legno, regalata da un corniciaio che anziché buttare i vecchi telai li ha regalati a me” illustra l’artista.
Così, dal rifiuto al riciclo, il passo è stato breve e ha portato alla realizzazione di questo mosaico tridimensionale che riprende le fiabe di Esopo, perchè, aggiunge la Lanzoni, sono “semplici, antiche, e soprattutto essendo Esopo greco, rappresenta un tributo alle nostre origini“.
L’opera si inserisce in un concetto di sostenibilità e vuole promuovere un’armonia tra l’ambiente costruito e quello naturale. Infatti, è stata volutamente collocata in quel preciso punto del Lungomare dove insistono alcuni tronchi di un albero che era stato abbattuto e che adesso sono diventati dei supporti per l’installazione, tornando quindi a nuova vita.
Un’installazione peraltro progettata per essere fruita da tutti “comprese le persone con disabilità visiva – precisa la Lanzoni – perchè ogni elemento è realizzato per essere esplorato attraverso il tatto. Le tessere in vetro possono essere toccate in modo sicuro, perchè le ho molate prima di posarle in opera, affinchè non fossero taglienti. Poi c’è anche il testo della favola in braille, realizzato appositamente da Giorgio Arcudi dell’ANPVI, l’Associazione Nazionale privi della vista e ipovedenti sezione di Reggio Calabria”.
Il fine è quello insomma di promuovere “un’esperienza sensoriale completa, incoraggiando l’inclusione e l’accessibilità”, nel totale rispetto dell’ambiente, conclude la Lanzoni, “con un approccio che migliora la qualità della vita urbana contribuendo, anche, a sensibilizzare la comunità sull’importanza della sostenibilità del patrimonio naturale”.
L’installazione, permanente, è donata alla libera fruizione. E presto, promette l’artista, ne saranno installate altre nella stessa area, sempre ispirate alle favole di Esopo.