Ernesto Orrico a Spazio Teatro con “Hamlet in Pieces”

Dopo vent'anni una nuova scrittura che offre allo spettatore la possibilità, tra le assonanze e le dissonanze con l'originale, di gustare e di vedere oltre

ernesto orrico hamlet

Vent’anni sono passati, ma il tarlo Shakespeariano di “Amleto” resta. Forse perché la tragedia più famosa e più riprodotta del drammaturgo inglese porta in sé amore, morte, follia, e altri temi universali e trasversali che Ernesto Orrico mette in scena, nelle vesti di autore e attore, con “Hamlet in Pieces”. Una produzione Teatro Rossosimona che ha animato l’appuntamento sul palco de “La casa dei racconti”, la stagione teatrale di SpazioTeatro, direzione artistica di Gaetano Tramontana, dedicata alla nuova drammaturgia.

L’ultimo Amleto di Orrico

Recita, canta quasi Orrico alla consolle. La scena è fatta di pochi essenziali elementi, come i disegni di Raffaele Cimino, rigorosamente tinti di nero e rosso su bianco. Ma non servono grandi bastioni o immagini di sussurri dei fantasmi. Eppure è Amleto. Tra i tocchi e i rimandi (da Nick Cave a Rino Gaetano e tanto altro) riesce l’autore a portare dentro lo spettatore e, con un’operazione di refraiming, allarga la cornice: la scena che Shakespeare ambienta nel regno di Elsinore in Danimarca diventa un luogo di storie e di morte qualunque. Può essere la Calabria e le sue faide, o la Palestina, la Turchia, la Russia e l’Ucraina. E questo ampliamento dell’orizzonte dilata le forme e i ruoli dei personaggi della tragedia. Così l’amico fidato di Amleto, Orazio può riassumere, spezzare, cantare, saltare, rompere (facendo il verso al titolo che vede la tragedia in pezzi) e portare nuova luce su tutto il testo. Persino immaginare un finale diverso.

L’obiettivo dell’autore (reo confesso), è «seminare tracce, come un’eco», con Amleto investigatore che cerca la verità sulla morte del padre, fingendosi pazzo. In realtà è la scrittura stessa che dalle voci di madre, di donna, di amici alla consolle, tesse tele lontane dall’originale che danno la possibilità di spaziare oltre il concetto che “La morte, la follia e l’orrore sono sempre uguali”. C’è molto altro. È la chance data allo spettatore, un seme, tra le assonanze e le dissonanze con l’originale, di gustare e di vedere oltre.

Lo spettacolo sarà replicato sabato 13 aprile al teatro comunale di San Fili (Cosenza) con inizio alle 20.30. Le musiche originali di Massimo Palermo, i disegni d’antan (hanno 21 anni) di Raffaele Cimino, disegno luci di Jacopo Caruso, la collaborazione artistica di Vincenza Costantino e Manolo Muoio.

Le altre scritture di Amleto di Orrico

Le versioni precedenti della pièce vanno da «“Vite e prospettive di una macchina amletica”, c’erano gli stessi disegni, altri materiali e altri testi – spiega l’autore a fine serata – era diverso, basato sul testo “Amletmaschine” del commediografo e regista teatrale tedesco Heiner Müller di cui riporto oggi piccole tracce, una traccia sonora ad esempio». Poi c’è stato nel 2004 “Hamlet Cuts” di Marcello W. Bruno e Ernesto Orrico.

«Amleto è l’ossessione di molti teatranti, non di tutti e offre sempre chiavi di lettura. Amleto – chiude l’autore – che già nell’originale si scontra col male di vivere. In questa ultima scrittura c’è un approccio più narrativo, disturbato da momenti epici e stranianti perchè dentro ci sono temi che tornano sempre addosso e che in qualche modo ci appartengono, pur con le differenze di epoca. Non a caso “Amleto” viene definito il primo dei moderni. “Shakespeare  nostro contemporaneo” come il libro di Jan Kott».

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