Donna Canfora e il tesoro

Ai tempi dei pirati che invadevano le coste della Calabria, una bellissima fanciulla fu rapita dai saraceni: il suo nome era donna Canfora di Taureana di Palmi

Narrano le leggende che, ai tempi in cui le coste della Calabria erano martoriate dalle scorrerie piratesche, che seminavano lutti e rovine ad ogni venuta, una bellissima fanciulla fu rapita dai saraceni per essere condotta nell’harem del loro sultano. La storia, particolarmente struggente e romantica al contempo, si svolge a Palmi, nella provincia reggina, e la protagonista è una nobile del luogo: Donna Canfora.

La Torre di Donna Canfora

Il mito nasce a Palmi, nell’antica Taureana, dove si erge la suggestiva torre saracena del ‘500, all’interno del Parco Archeologico, su un promontorio a picco sul mare da cui era possibile avvistare i nemici che approdavano sulle coste.

Anticamente detta di Pietrenere e anche “Torre di Donna Canfora” si pensa fosse la dimora della giovane nobildonna che rimasta vedova, viveva onorando la memoria del marito defunto.

Il finto mercante

La leggenda racconta che intorno alla metà del Cinquecento, una torma di saraceni mise sotto scacco la cittadina di Palmi per diverse settimane. Mentre le loro navi erano attraccate al porto di Taureana, al capo corsaro giunsero voci che decantavano la bellezza e le virtù di una fanciulla che viveva proprio in quel luogo in un ricco palazzo.

Il corsaro, allora, architettò un piano: si travestì da mercante e si recò al palazzo. Appena vide Donna Canfora se ne invaghì perdutamente e decise di rapirla con l’inganno per condurla nel suo harem. Le mostrò drappi meravigliosi e le disse che sulla sua nave, ancorata al porto, ve ne erano di ancora più preziosi e la invitò sull’imbarcazione.

Donna Canfora, estasiata dall’incanto di quei tessuti, accettò l’invito e, una volta a bordo, venne esortata a scendere nella stiva per ammirare la pregiata mercanzia.

Intanto, però, la nave aveva ammainato le vele e preso il largo.

Il rapimento

Accortasi di essere stata raggirata, Donna Canfora cercò di ribellarsi, chiedendo di essere riportata a terra, ma invano. Allora, non accettando il suo infausto destino, espresse il desiderio di andare sul ponte per poter salutare l’ultima volta la sua terra.

Ma, una volta sulla passerella, spiccò un salto improvviso e si gettò in mare sparendo tra le onde.

Da quel momento si narra che, nel punto preciso in cui si tuffò, le acque diventarono di un azzurro cangiante come le sfumature del suo velo.

Il tesoro di Pietrenere

Proprio la regina di Taureana ha dato origine ad un’altra avvincente leggenda, secondo la quale le sue ricchezze sono nascoste in una grotta buia e profonda a Pietrenere.

Un tempo quattro uomini ebbero il coraggio di avventurarsi nei meandri della spelonca alla ricerca del tesoro reale. Con l’aiuto di un ‘libro magico’ e in compagnia di un cane, essi giunsero in una grande sala dove trovarono una montagna di monete d’oro. Subito si levò una voce misteriosa che lì ammonì di prendere il tesoro e non voltarsi mai indietro. Il gruppetto riempì grandi sacchi e si avviò verso l’uscita. Ad un certo punto, la voce impose la restituzione del libro magico ma essi, memori dell’ammonimento, tirarono dritto senza girarsi. Il suono si fece sempre più insistente e d’istinto uno dei quattro si girò per vedere da dove provenisse. Improvvisamente, un cerchio di fuoco li avvolse. E di loro e del tesoro non si seppe più nulla.

Un’altra meno “nobile” versione narra che donna Canfora apparve in sogno a un contadino indicandogli tre vie per recuperare il tesoro: la chiesa di S. Fantino, la torre e la grotta di Pietrenere. L’uomo, insieme ad alcuni amici fidati, iniziò a cercare presso la chiesa e la torre ma non trovò nulla. Il gruppo si diresse, allora, a Pietrenere, aprendosi un varco nella grotta. Intanto, la notizia si sparse in tutto il paese e in molti giunsero armati di picconi per trovare la stanza del tesoro. Giorno e notte gli uomini scavavano, trascurando i campi e le famiglie. Finché una mattina le mogli entrarono in corteo nella grotta e a colpi di scope e mattarelli riportarono a casa i cercatori d’oro.

Fu così che, per rassegnazione o forse per vergogna, nessuno osò più cercare il tesoro di donna Canfora.

Il mito vive ancora

Tra mito e leggenda, il racconto dell’incantevole nobildonna è sempre vivo nella memoria popolare e tuttora, tra le rovine del parco archeologico dell’antica Taureana, si scorge un ammasso rettangolare che somiglia alle fondamenta di un sontuoso edificio: in molti sono convinti che quelli siano i resti della “casa di donna Canfora”.

E, ancora oggi, nelle notti di luna piena, quando il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia si propaga tutto intorno, c’è chi dice che è il lamento di Donna Canfora, diventata sirena, che piange la sua sorte.

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