Dire con le parole: omaggio alla poetica di Nino Ferraù

Un approfondimento sulle opere del poeta siciliano promosso dal CIS della Calabria presso la biblioteca Villetta De Nava di Reggio Calabria

“Dire con le parole. Lo statuto della parola nella poetica dell’ineffabile di Nino Ferraù è stato il titolo dell’incontro di martedì 15 ottobre 2024, promosso dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria con il patrocinio del comune di Reggio Calabria che si è svolto alla Biblioteca Villetta “De Nava”.

Hanno introdotto la manifestazione Alessio Frangipani per la Biblioteca “De Nava”, e Loreley Rosita Borruto, presidente del CIS della Calabria. Con il contributo di slides, ha relazionato Paola Radici Colace, già Professore Ordinario di Filologia Classica, Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina. Nino Ferraù (Galati Mamertino, 12 ottobre 1923 – Messina, 23 dicembre 1984) è un poeta italiano.

Le sue opere, come ha sottolineato Loreley Rosita Borruto, esplorano temi di identità, natura e vita quotidiana, utilizzando un linguaggio evocativo e immagini suggestive, riflettendo la complessità della vita siciliana, le sue tensioni sociali e culturali, ma anche la bellezza e la ricchezza dei paesaggi dell’isola.

La relatrice, Paola Radici Colace, attraverso lo studio della parola, è entrata nell’officina poetica e quindi è riuscita a determinare i limiti e i confini della verbalizzazione nell’orizzonte letterario di Nino Ferraù. Nella raccolta Pietre di Fiume (1988) si constata uno scetticismo assoluto sulla possibilità che la parola possa mai essere portatrice di un qualsivoglia significato: e la miglior parola che ci sia è sempre un surrogato consumato dall’uso che non trova nelle parole, per il loro statuto di ‘surrogato’, una possibilità espressiva completa. Il poeta, nei suoi versi, ha evidenziato come il linguaggio della natura si riveli superiore a quello delle parole, perché non soltanto è capace di raccontare puntualmente hic et nunc, ma ha una forza di evocazione così profonda, da offrire un romanzo totale che rappresenta anche nella sua lunghezza il tempo perduto dell’infanzia.

L’inutilità del tutto che è la vita corrisponde all’inutilità delle parole. L’unico linguaggio che resiste al logorio e alla consunzione è il linguaggio universale del dolore, cioè una sensazione che non passa attraverso le parole.

Avviandosi alla conclusione, la relatrice Paola Colace ha, inoltre, evidenziato come Nino Ferraù, pioniere di una nuova concezione della poesia, si colloca tra i poeti innovatori che hanno tentato nuovi percorsi dell’arte ed è un poeta assoluto perché è stato colui che ha tradotto in poesia ogni più recondito dettaglio di vita.

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