Cosenza e il tesoro di Alarico - CULT and Social

Cosenza e il tesoro di Alarico

Col tesoro di Alarico parte la rubrica "Calabria Leggendaria": fantasmi, fate, streghe e magiche creature. Santi e diavoli, eroi e cavalieri, castelli misteriosi e favolosi tesori. Storie affascinanti custodite dalla memoria popolare e tramandate sino ai giorni nostri. ‘Calabria leggendaria’ si propone di raccontarle accompagnando i lettori in un viaggio tra i miti, i misteri e le leggende della nostra terra

Foto di Dean Moriarty da Pixabay

Il tesoro di Alarico

C’è un tesoro nascosto nel cuore del centro storico cosentino che ancora oggi attira curiosi e ricercatori. 

Tra le pieghe del Busento nel cuore del centro storico cosentino, ombre di guerrieri si aggirano lente nelle notti di plenilunio intonando canti di morte e gloria: sono i Goti di Alarico che piangono il loro fiero condottiero.

Narrano le leggende che, nel remoto 410 d.c., l’esercito dei Goti guidati dal re Alarico, dopo aver saccheggiato indisturbato Roma, si mosse verso il sud Italia con l’intento di attraversare lo Stretto e spingersi verso l’Africa. Ma alle porte della città di Cosenza, la malaria colse improvvisamente il capo dei barbari che si congedò presto dal mondo e dai suoi soldati.

I Goti piansero sinceramente la sua scomparsa e decisero di rendergli onore secondo l’antica usanza che voleva che un condottiero venisse sepolto con il suo cavallo, l’armatura e i tesori raccolti nelle azioni di guerra.

Non potendo permettere che l’immenso bottino frutto del sacco di Roma venisse ritrovato e che la tomba del loro re rimanesse in balia delle orde di predatori, i guerrieri Goti decisero di seppellire Alarico nel Busento, deviandone il corso. Utilizzarono centinaia fra schiavi e prigionieri per scavare la tomba del loro re in mezzo all’alveo del fiume e lo seppellirono nel suo grembo, abbigliato con l’armatura da parata, insieme al suo destriero e agli inestimabili ori e gioielli di Roma. Dopo di che, ricondussero le acque del fiume nel loro letto naturale e uccisero tutti gli schiavi e i prigionieri, in modo che nessun protagonista dell’ardua impresa potesse sopravvivere e far trapelare il segreto del sepolcro.

Così, il luogo esatto della tomba di Alarico rimase per sempre un mistero e del leggendario tesoro nascosto tra le acque del Busento si favoleggiò per secoli, ispirando i versi di Dumas, Carducci e dei più grandi vati e dando origine ad una febbre che colpì, a più riprese, intellettuali, studiosi, politici e gente comune di tutti i tempi.

Tant’è che ancora oggi, affacciandosi dal ponte Martire, sospeso sul fiume in mezzo all’avvincente panorama che racchiude in un colpo d’occhio secoli di storia della città bruzia, proprio nel punto in cui, si dice, giace Alarico, la mente corre al tesoro e ascoltando i cupi lai notturni dei Goti in molti sognano di vedere prima o poi un segno riaffiorare dalle placide acque del Busento.

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