Clelia Romano Pellicano: la prima femminista influencer

La marchesa di Gioiosa Jonica in provincia di Reggio spese tutta la vita per la lotta per i diritti delle donne, portando la sua causa dalla Locride all'Europa proprio come una vera influencer

Definirla suffragetta sarebbe riduttivo, e questo senza sminuire chi si espose in quegli illusori anni della Belle époque. Ma per Clelia Romano Pellicano venuta al mondo nel 1873, il femminismo non fu solo suggestione, bensì impegno civile, valore ineluttabile e imprescindibile, di un’esistenza spesa nella lotta per i diritti delle donne.

La vita a Gioiosa Jonica

La causa di Clelia, maritata al marchese calabro Francesco Maria Pellicano del ramo Riario-Sforza, si accende alla luce della condizione umana osservata con acume e carità insieme, proprio in quel ristretto ambiente rurale calabrese, dove la situazione femminile era più che mai arretrata. I due sposini infatti, condivisero la vita del borgo di Gioiosa Jonica, spostandosi poi, per i numerosi rapporti intellettuali e politici, anche a Napoli e Roma. Clelia si portava dentro gli insegnamenti di una famiglia cosmopolita e colta, con la quale condivise la visione socialista, ma puntando sempre il dito verso l’indipendenza femminile.

Femminista, imprenditrice e scrittrice

Tanto le stava a cuore la giustizia sociale e la condizione dei lavoratori, che alla morte del marito si fece carico, con piglio da imprenditrice, di un’azienda forestale, portando lavoro e innovazione in un territorio sempre difficile. Non da meno fu la sua attività di scrittrice dal gusto verista (molti i racconti pubblicati con lo pseudonimo di Jane Grey) apprezzata anche da Benedetto Croce, e di delegata italiana al Congresso Internazionale femminile del 1902.

Clelia Pellicano visse a cavallo fra tradizione e modernità e seppe incarnare “avidamente” l’orgoglio di essere una donna intellettuale, certamente originale e visionaria, madre tenace e signora del suo tempo.

Svolse anche il mestiere di giornalista, facendo da corrispondente alla rivista “Nuova Antologia” di Firenze, nella sede romana, e pubblicando una interessante inchiesta sulle donne illustri nella storia reggina e sulle operaie della provincia di Reggio Calabria, soffermandosi in particolare sull’industria della seta all’epoca molto fiorente, soprattutto a Villa San Giovanni.

Attivista per l’emancipazione

Questa giovane attivista, con alle spalle un padre garibaldino, credeva fermamente nell’alleanza fra donne e predicava con vigore, libertà e suffragio femminile.

Come donna del Sud fu subito consapevole, che l’emancipazione dell’Italia, doveva passare dalla parità dei ruoli, in termini di partecipazione politica, parità salariale, riconoscimento giuridico, opportunità di formazione ed espressione; insomma, era chiaro in Clelia già agli albori del ‘900, che l’incontro e il rispetto “democratico” fra uomo e donna, dovevano essere i veri pilastri di una società, che si definisse realmente civile.

Le sue parole al Congresso Internazionale Femminile

«Ricordatevi voi donne d’ogni razza, d’ogni paese – da quelli dove splende il sole di mezzanotte a quelli in cui brilla la Croce del Sud – qui convenute nella comune aspirazione alla libertà, all’uguaglianza, strette da un nodo di cui il voto è il simbolo, ricordatevi che il nostro compito non avrà termine se non quando tutte le donne del mondo civilizzato saranno sempre monde dalla taccia di incapacità, d’inferiorità di cui leggi e costumi l’hanno bollate finora!». Furono queste le parole pronunciate da Clelia Romano Pellicano, nel saluto inaugurale al Congresso Internazionale femminile del 1902, con la partecipazione di delegate da ogni parte del mondo, dall’Europa alla Nuova Zelanda passando per l’Africa e l’Australia.

Mente illuminata ricordata ancora oggi

Vogliamo ricordare la sua lezione, non solo perché Clelia fu donna, ma come esempio di rara personalità e mente illuminata, cresciuta al sole caldo del nostro Sud, un fiore appassito troppo presto, in tempo per non vedere lo scempio fascista. Eppure ancora Clelia Pellicano ci può guidare da lontano attraverso i suoi scritti scevri da sterile ideologismo, impastati piuttosto di pragmatismo e futuro.

Reggio la ricorda con una strada a lei intitolata in centro città.

Share via