C’è Angela? Come funziona il progetto per aiutare le vittime di violenza

Nato dalla collaborazione fra la Questura di RC, la Città Metropolitana, la fondazione "Antonino Scopelliti" e Confcommercio il progetto prende spunto da un'esperienza analoga avviata in Inghilterra

Si chiama “C’è Angela?” il progetto rivolto alle donne vittime di violenza e, più in generale, alle persone fragili in pericolo imminente, nato dalla collaborazione fra la Questura di Reggio Calabria, la Città Metropolitana, la fondazione “Antonino Scopelliti” e Confcommercio.

Il progetto

Il progetto prevede una collaborazione attiva per la realizzazione, sull’intero territorio metropolitano, di un’attività di formazione, per commercianti ed esercenti, contro la violenza sulle donne. L’idea prende spunto da un’esperienza già avviata in Inghilterra a Londra, chiamata ‘Ask for Angela’, e attivata con successo in altre città italiane.
“L’iniziativa, più in generale, è volta a prevenire episodi di violenza in ogni sua forma, molestie e abusi con gli operatori commerciali che, adeguatamente formati, diventeranno protagonisti attivi di un’opera di sensibilizzazione e contrasto alla violenza, interrompendo, col loro intervento, una situazione di possibile pericolo o disagio” spiega il consigliere metropolitano delegato alle Pari Opportunità, Filippo Quartuccio.
Gli esercenti aderenti saranno formati dalla Polizia di Stato e i locali contrassegnati da un logo all’ingresso, per comunicare l’appartenenza alla rete ‘C’è Angela?’, e per aiutare chiunque si trovi in una situazione di pericolo.

Il protocollo d’intesa

Nei giorni scorsi, nella sala “Calipari” della Polizia di Stato, la firma del protocollo d’intesa che ha dato il via al progetto, alla presenza del vicesindaco metropolitano, Carmelo Versace, del questore Salvatore La Rosa, della capo di gabinetto della Questura, Maria Grazia Milli, della Consigliera di parità della Città Metropolitana, Paola Carbone, della presidente della Fondazione “Scopelliti”, Rosanna Scopelliti, del presidente di Confcommercio Reggio, Lorenzo Labate.

Come funziona

«Da oggi – ha spiegato il vicesindaco – le cittadine ed i cittadini che avvertono un pericolo imminente per la loro incolumità, sapranno di poter trovare un rifugio ed un supporto sicuro nei commercianti che esporranno il logo del progetto sulle vetrine dei loro negozi. Basterà dire “C’è Angela?” e, forti di una formazione specifica assicurata dal personale della Polizia di Stato, gli esercenti attiveranno le procedure necessarie a prevenire qualsiasi episodio di violenza, molestia o abuso».
«Anche in questo caso – ha continuato Versace – la sinergia istituzionale è indice di buone prassi. L’obiettivo più importante, oltre ovviamente alla salvaguardia dei più deboli, è quello di creare coscienza civile nella comunità rispetto a fenomeni che possono apparire lontani se non vissuti in prima persona».

Dal 25 novembre iniziativa nelle scuole

Per la Consigliera metropolitana di parità, Paola Carbone, il progetto, che muove i suoi passi da esperienze consolidate e vincenti in Gran Bretagna ed in altre città italiane, deve «radicarsi in ogni angolo del territorio, dal centro alle periferie più estreme». «E’ fondamentale la sua conoscenza e diffusione», ha specificato Carbone rimarcando come «l’Ufficio della Consigliera di Parità della Città Metropolitana, già a partire dal prossimo 25 novembre, presenterà l’iniziativa alle scuole che fanno parte del progetto Civitas».

Metodo di denuncia e tutela più esteso

«L’idea – ha proseguito Carbone – è quella di immaginare una realtà nella quale, attraverso questo segnale, qualunque cittadino o cittadina che pensa di trovarsi in situazioni di pericolo, sappia di poter trovare, sempre, un primo luogo di conforto».
«Insieme a Confcommercio, alla Città Metropolitana ed alla Questura – ha, quindi, aggiunto Rosanna Scopelliti – cerchiamo di mettere a disposizione un metodo di denuncia ed una richiesta di supporto che può servire, nel più totale anonimato, ad attivare un meccanismo di tutela anche per chi, magari, ha problemi nel rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine».
«Pure un negozio – ha concluso – può diventare un concreto e reale aiuto di prossimità. I commercianti, infatti, verranno istruiti dal personale della Polizia di Stato per rispondere ai bisogni ed alle necessità delle persone in difficoltà».
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