Campagna ‘Palestina, ci metto la faccia’ all’Arci: stop al conflitto!
Ieri all’Arci Samarcanda di Via Cuzzocrea la seconda tappa della campagna reggina “Palestina: ci metto la faccia” con Tonino Perna e Gianni Votano
Fermare il genocidio. Perché di questo si tratta, senza se e senza ma. Trovare una soluzione che passa dal riconoscimento dello stato di Palestina ma che non rinnega quello di Israele. Questo il messaggio della manifestazione di ieri all’Arci Samarcanda di via Cuzzocrea, seconda tappa della campagna “Palestina: io ci metto la faccia” organizzata dall’omonimo Comitato reggino, in collaborazione con Last Twenty Aps Roma e la Commissione Diritti del Mediterraneo.
Una campagna che, attraverso discussioni di approfondimento con docenti universitari e attivisti, mira a sensibilizzare sulla questione palestinese.
“La questione palestinese è una questione di tutti. Per questo – ha dichiarato il referente della campagna, Gianni Votano “stiamo creando una serie di eventi di sensibilizzazione, dei talk con docenti ed esperti e, tramite una fotogallery delle tantissime persone che si stanno facendo fotografare con la bandiera palestinese, vogliamo che giunga il messaggio alle istituzioni e al popolo palestinese, come segno di solidarietà da parte del popolo italiano”.
L’obiettivo, spiega ancora Votano, è infatti il riconoscimento dello Stato di Palestina che “crediamo sia l’unico orizzonte politico concreto per realizzare la pace tra due popoli, vittime di minoranze al potere che, periodicamente, innescano una spirale di violenza per i loro scopi”.
La caratteristica di questa campagna “è che è nata a Reggio, una piccola città al centro del Mediterraneo ma sta raccogliendo apprezzamenti dappertutto e anche in altre città si stanno organizzando”.
La seconda tappa, dopo il primo appuntamento al circolo Anpi Ruggero Condò, ha visto approfondire l’argomento da parte del professor Tonino Perna, nelle vesti di coordinatore nazionale di Last Twenty.
“Assistiamo a questo massacro da ormai un anno, prima a Gaza, adesso in Libano e magari tra qualche giorno in Iran. Non possiamo restare in silenzio. È chiaro che la nostra voce conta pochissimo, però avendo i contatti con chi lavora personalmente nei corridoi umanitari, ossia con due Ong e la Chiesa Valdese, vogliamo mandare un segnale da Reggio Calabria, un messaggio di solidarietà al popolo palestinese, non siete soli!” afferma Perna. “Sia chiaro che non è un messaggio contro il popolo ebraico, perché noi continuiamo a distinguere tra popolo e governo. E il governo Netanyahu è il peggior nemico del popolo ebraico, lo dicono i più grandi intellettuali ebrei”. Un governo che comincia a perdere terreno tra gli stessi israeliani. Un uomo solo contro tutti ma che “continua ad avere il consenso”, perché c’è un appoggio forte degli Stati Uniti e di una parte dell’Europa. “Non tutta l’Europa ovviamente. Spagna e Irlanda hanno chiesto il riconoscimento dello Stato di Palestina. Il nostro governo no. E quando si è votato per il cessate il fuoco, cosa ancora più grave si è astenuto, l’unico Paese insieme agli Stati Uniti!”.
“Sta di fatto che siamo di fronte a un genocidio. Oggi nell’ultimo numero della rivista Lancet, che è la più importante rivisita di medicina al mondo, è stato pubblicato il numero di morti reali a Gaza, 180mila e non 44mila. Perché i 44mila sono quelli sotto le bombe, poi ci sono i feriti che non possono essere curati, quelli che muoiono di fame e così via. 180mila morti è terribile, bisogna fermare questa guerra,” chiosa Perna.
“Quello di oggi – conclude Antonella Santoro, presidente del circolo Arci Samarcanda – è un appuntamento importante per accendere i riflettori su una problematica che purtroppo non sembra essere all’ordine del giorno, nonostante stiamo assistendo all’uccisione di migliaia di esseri umani da entrambe le parti. Vogliamo manifestare piena e grande solidarietà al popolo palestinese che, da anni, purtroppo subisce quella che è a tutti gli effetti una occupazione e una privazione totale dei diritti umani. Principalmente dei soggetti più deboli, cioè delle donne e dei bambini che sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto all’interno di questo conflitto”.
Dopo il talk, il dibattito col pubblico alla ricerca di idee, sinergie e connessioni per far sì che si possa sensibilizzare sempre più gente, magari in piazza, facendo rete, con le altre associazioni, con gli artisti, perché il linguaggio dell’arte arriva ovunque. Questo l’obiettivo per i prossimi appuntamenti che saranno organizzati a breve.
E infine le foto dei tanti che ci hanno messo la faccia, con la bandiera palestinese sullo sfondo e i messaggi di pace tra le mani.