Caffè Reggio: un luogo di culto a New York

Aperto negli anni '20 Caffè Reggio a Manhattan è un'istituzione. Da Bowie a Kennedy a Kerouac da sempre ritrovo di intellettuali e artisti fu aperto da Mimì Parisi, il reggino che portò il cappuccino negli States

caffè reggio

Mimì Parisi da Reggio a New York

Aperto negli anni ’20, Caffè Reggio a Manhattan è un’istituzione. Ritrovo di artisti, musicisti, attori, giornalisti, politici. Da qui passarono Marlon Brando, Toscanini, David Bowie, Elvis. Fu protagonista di film come Il Padrino, Serpico e altri cult e Kennedy vi tenne il suo primo discorso elettorale.

Ad aprirlo fu nientemeno che un reggino, Domenico Parisi, per tutti Mimì, nel 1927, uno dei tanti nostri emigrati con le lacrime agli occhi e la valigia di cartone piena di sogni, il primo a lanciare la “moda” del cappuccino in America.

Oggi, la caffetteria è portata avanti dalla famiglia Cavallacci, che la acquistarono negli anni ’50, ma mantiene intatto sia lo stile che l’anima. Noi di Cult abbiamo rintracciato il proprietario Fabrizio Primo Cavallacci che, dopo un primo approccio in inglese abbiamo scoperto parlare un perfetto italiano, per via di un padre toscano e di una laurea in economia alla Luiss, che ci ha raccontato storia e aneddoti del locale.

Il re del cappuccino di Manhattan

«Domenico Parisi venne a New York con i mestieri di allora, lui era un provetto barbiere e aprì come prima cosa una barberia» spiega Cavallacci. Guadagnava bene, cifre astronomiche per l’Italia ma la nostalgia di casa e soprattutto del caffè e del cappuccino lo spinsero al grande passo. Abbandonò così la sicura attività di barbiere e trasformò il locale in una caffetteria, facendosi inviare dall’Italia una macchina per l’espresso con tanto di valvole a vapore e beccucci.

Era il 1927. Nasceva ufficialmente al 119 di Macdougal Street nel cuore del Greenwich Village di Manhattan il Caffè Reggio, in omaggio alla sua amata città. La promessa era quella di preparare l’originale “italian cappuccino”, bevanda inimitabile che gli americani adorarono sin da subito e che adorano ancora oggi tanto da non averne neanche tradotto il nome originale.

Il successo, neanche a dirlo, è immediato e il locale inizia ad essere frequentato da artisti, politici, musicisti, attori da ogni dove. Caffè Reggio diventa una tappa obbligata per assaggiare la specialità del re del cappuccino di New York.

Caffè Reggio dopo Mimì

«Mia madre era tedesca e mio padre aveva una fabbrica di marmo nel Queens. Un giorno, la mia mamma, che non voleva rimaner dentro casa dalla mattina alla sera, andò a Manhattan a fare una passeggiata, entrò nel locale e incontrò questo signore ormai anziano dietro alla macchina del caffè espresso. Con lui c’era anche lo scultore siciliano Rosario Murabito» racconta Cavallacci. «Decise di acquistare il locale che comprò nel 1955 da Parisi. Nel 1958 Domenico Parisi “passed away” e nel 1970, morta mia madre, sono diventato io il proprietario della caffetteria» precisa ancora Primo Cavallacci.

Oggi il Caffè Reggio è uguale ad allora, senz’altro più moderno nella tecnologia con cui realizza il famoso cappuccino (disponibile in tante varianti), ma con gli stessi arredi e sullo sfondo la prima macchina da caffè arrivata dall’Italia.

«Ho mantenuto lo stile liberty ideato ad hoc da Rosario Murabito perché è stata sempre una formula vincente. Alla gente piacciono questi quadri del ‘600 e anche l’originale cassapanca della famiglia dei Medici» dichiara il proprietario. Negli anni poi, prosegue, «ho acquistato pure il palazzo perché negli Stati Uniti se non hai la proprietà verticale paghi sempre un affitto che col tempo non fa che aumentare, perciò nel 1982 comprai tutto l’edificio mettendo così al sicuro il futuro del Caffè Reggio».

Da Kerouac a Il Padrino

Caffè Reggio continua ad essere oggi una delle attrattive irresistibili per i newyorkesi e non solo. Un vero e proprio museo che ha ospitato numerose celebrità: Bob Dylan, Elvis, David Bowie, Woody Allen, Sophia Loren, Jack Kerouac e gli altri autori della Beat Generation che qui confrontavano le loro idee, Al Pacino, figlio egli stesso del Greenwich Village e che citerà anche ne Il Padrino (parte II). Ma la caffetteria appare in altre decine di film, da Serpico a Next Stop per intenderci.

Il comizio di Kennedy

Forse, però, il momento clou della storia del locale fu quando, ormai raggiunto il massimo della fama, un giovane politico decise che il Caffè Reggio era il posto perfetto dove tenere il suo discorso. Così organizzò un palco proprio fuori dalla caffetteria e parlò a un folto pubblico manifestando la sua intenzione di candidarsi alle elezioni. Era il 1959 e quell’uomo era John Fitzgerald Kennedy che, due anni dopo, sarebbe diventato il presidente più amato della storia degli Stati Uniti d’America.

Caffè Reggio oggi

Oggi, Caffè Reggio continua ad essere frequentatissimo dai grandi personaggi dello spettacolo, intellettuali, politici e anche tantissimi studenti perché è di fronte alla New York University. Il suo stile, con l’antica macchina di Mimì sullo sfondo, e le sue vetrine verdi intatte come un tempo, fanno ormai parte della Grande Mela così come l’anima del suo fondatore, il barbiere reggino e il suo sogno entrati a pieno titolo nella storia americana.

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