Brancaleone: la città delle tartarughe, confino di Pavese
L'incantevole borgo sullo Ionio reggino, culla dei gelsomini e dimora di Cesare Pavese è anche la città delle tartarughe Caretta Caretta
Spiagge che non hanno nulla da invidiare ai Caraibi, dove si assiste spesso allo spettacolo della schiusa delle tartarughe, acque limpide e blu con fondali da esplorare, un tuffo nella storia, da quella più antica a quella più recente. Stiamo parlando di Brancaleone, centro della costa ionica reggina che ha tutte le carte in regola per fare del turismo la propria vocazione principale. Posto tra i capi Spartivento e Bruzzano, Brancaleone, patria calabrese dei gelsomini, è un borgo da conoscere e gustare in tutte le stagioni, grazie alle sue bellezze naturalistiche, al Centro per il Recupero delle tartarughe marine, alla casa-museo di Cesare Pavese, al paese di Brancaleone Vetus, il tutto contornato dalle tante iniziative delle associazioni e della proloco locale.
La Torre di Galati
Lungo i 9 km di costa di Brancaleone, è possibile ammirare tanti luoghi, tra cui il Museo del Mare (a fianco del palazzo municipale), dove scoprire i segreti della fauna e della flora dell’area, e l’antica Torre di Galati, posta a pochi chilometri dal centro, lungo la valle del torrente Aranghìa.
Si tratta di una fortificazione cinquecentesca, chiamata anche Torre Genoese, immersa nel silenzio delle colline. tra vigneti e uliveti.
Poco distanti, si trovano ancora i ruderi di una chiesetta seicentesca.
Le vele di Legambiente
Distese di sabbia bianca e sottile, mare cristallino dai fondali ricchi di testimonianze, rupi scoscese erose dal vento e dall’acqua che offrono panorami mozzafiato, tenace profumo della terra, sono questi gli ingredienti che fanno del litorale di Brancaleone, immerso nella Costa dei Gelsomini, una delle zone più belle e suggestive del mar Ionio.
Il mare del borgo ha ricevuto anche quest’anno le “vele” di Legambiente, ossia i simboli che testimoniano sia il livello di purezza delle acque che la qualità ambientale, il consumo energetico e la presenza di servizi.
La patria dei gelsomini
Brancaleone è anche a tutti gli effetti la patria calabrese dei gelsomini la cui coltivazione fu introdotto verso la fine degli anni ’20 ed ebbe il suo massimo splendore negli anni ’50/’60.
Fu quello un periodo aureo per la comunità brancaleonese e di tutto il comprensorio.
Il profumatissimo fiore veniva raccolto dalle donne (le famose Gelsominaie di Brancaleone) ed esportato in Francia e in genere in tutti i mercati internazionali dell’industria profumiera.
Oggi non è più così, ma tuttora lunghi filari di gelsomini adornano la cittadina che conserva le antiche distillerie come un tesoro prezioso.
Brancaleone è anche terra di produzione, lavorazione e trasformazione del Bergamotto di Reggio Calabria, eccellenza identitaria della nostra città, grazie alle numerose aziende locali che concentrano la propria attività sul profumato agrume nostrano. che si occupano del profumato agrume.
Il paradiso delle Tartarughe
Brancaleone è, inoltre, la “città delle tartarughe di mare” perché è sulle sue spiagge che la Caretta Caretta predilige deporre le sue uova, facendo di questo tratto di costa l’area più importante di nidificazione in tutta l’Italia.
Proprio a Brancaleone dal 2006 esiste il Centro Recupero Tartarughe Marine (CRTM), vero e propio ospedale per le tartarughe che si occupa del soccorso, della cura e della riabilitazione dei graziosissimi rettili vittime della pesca, dell’inquinamento e del traffico nautico nelle acque dello Stretto.
Il fine è quello di farle tornare in liberà una volta guarite. Il centro, grazie attività dei suoi volontari, ha salvato e restituito alla vita marina migliaia di esemplari.
La dimora di Cesare Pavese
Passeggiando per le strade del borgo è possibile scorgere la casa dell’esilio di Cesare Pavese.
Era il 4 agosto 1935 quando il malinconico intellettuale, sospettato dal regime di attività antifascista fu confinato nel borgo.
Quest’esperienza ne segnerà la vita artistica e privata, tanto che proprio qui a Brancaleone, Pavese registrò le sue inquietudini nel diario “Il mestiere di Vivere” e nel primo romanzo “Il Carcere”.
Lontano dalla sua Torino, nell’ottantina di lettere inviate alla sorella Maria, Pavese scriveva che la gente del posto era «di un tratto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca. Persino le donne che, a vedermi disteso in un campo come un morto, dicono ‘Este u’ confinatu’, lo fanno con una tale cadenza ellenica che io mi immagino di essere Ibico e sono bell’e contento».
Temi ricorrenti nella trascrizione dell’esperienza vissuta, sono il mare e le donne. Il mare, come «una vasta parete di colori e di frescura, dentro la quale avrebbe potuto inoltrarsi e scordare la cella». E la donna, anzi le donne. Elena, la padrona di casa, arrendevole, materna. Concia, bella e selvatica, una figura mitica «con un passo scattante e contenuto, erta sui fianchi, il viso bruno e caprino con una sicurezza che era un sorriso».
E, forse furono proprio Concia e il mare le ultime immagini che lo accompagnarono quando si tolse la vita a Torino a soli 42 anni.
La dimora di Pavese è ancora intatta. Il letto, la scrivania e i libri sono ancora nella stanza in cui viveva il noto scrittore. Oggi si tratta di una “casa museo” visitabile e, grazie all’attività della proloco di Brancaleone, che organizza ed effettua visite guidate oltre a percorsi storico-culturali dedicati alla vita di Pavese, è inserita in un contesto che comprende anche i “Luoghi pavesiani” e la “Scala pavesiana” dove sui gradini è impressa una poesia dello scrittore.
Brancaleone Vetus, il paese fantasma
Brancaleone Vetus, la vecchia Brancaleone, è un borgo dalle origini antichissime da cui godere un panorama spettacolare e immergersi nella storia visitando i suggestivi resti degli affreschi nella Grotta della Madonna del Riposo, la piazzetta del Ponte e le mura della chiesa dell’Annunziata, il tutto incastonato nelle rocce d’arenaria che proteggono l’abitato.
L’abitato fu abbandonato negli anni ’50 a favore del borgo marino. Nel 2008, fu istituito il Parco Archeologico Urbano di Brancaleone Vetus a protezione e valorizzazione dell’antico borgo, di nome “Sperlonga”, (forse per la forma del paese a zampa di leone, o forse, dal greco “caverna” o “spelonca”). Grazie all’attività di recupero dell’area da parte della proloco locale, da alcuni anni l’antico borgo è tornato ad essere oggetto di grande attenzione turistica.