Biennale dello Stretto 2024: le tre linee d’acqua, le città del futuro
Inaugurata ieri la seconda edizione della "Biennale dello Stretto 2024" al Forte Batteria Siacci di Campo Calabro. Workshop, talk e interventi "al di qua e al di là del Faro" per saldare le relazioni delle città del Mediterraneo - FOTO E VIDEO
Tra il Forte Batteria Siacci di Campo Calabro e i curatori della Biennale dello Stretto si è rinsaldato ieri il legame nato due anni fa con la prima edizione dell’evento internazionale che ha portato sulle rive del piccolo Mare di Scilla e Cariddi appassionati, sognatori, professionisti, creativi e visionari della convivenza umana per dare vita alla Mostra Internazionale di Architettura, Arte, Antropologia, Paesaggio, Scrittura, Video e Fotografia.
Biennale dello Stretto 2024, oggi il taglio del nastro
E’ partito con il rituale taglio del nastro l’evento “Le tre linee d’acqua – le città del futuro” che si sviluppa sotto la direzione di Mariangela Cama, Alfonso Femia e Francesca Moraci: “Tre direttori, ognuno con una propria specificità, professionale, accademica e istituzionale, che lavorano insieme, mettendo sul tavolo idee per costruire una narrazione organica del territorio mediterraneo che si proietti verso il futuro”.
Le suggestive proiezioni all’ingresso, realizzate dall’azienda Goboservice, specializzata in proiezioni artistiche architetturali hanno dato e daranno il benvenuto a workshop, talk ed interventi tematici che si susseguiranno fino a domenica 22 settembre. Per poi proseguire con nuovi appuntamenti “al di qua e al di là del Faro” tra Reggio, Campo Calabro, Villa San Giovanni e Messina, fino al 14 dicembre 2024 per approfondire le due direttrici della Biennale: “Le tre linee d’acqua” erede della prima edizione a cui si aggiunge “Le città del futuro”, declinata “per i caposaldi dello Spazio Pubblico, della Mobilità urbana e delle Infrastrutture, dell’Abitare e della Cura, della Scuola e dei Baricentri culturali della città e orientato all’innovazione progettuale e di processo”.
Le foto dell’evento (by GG. Costantino)
Forte Siacci, cuore pulsante dell’evento
Il cuore pulsante resta al Siacci, l’austera fortezza che sembra schiacciata al suolo dalla forza del cielo. La più grande delle batterie da Costa sulla sponda calabrese torna per la seconda volta ad essere anello di congiunzione tra il mondo reale e quello fantastico dei novelli e inquieti Ulisse che non si arrendono agli standard della comoda mediocrità e si interrogano su nuovi mondi da scoprire e da costruire con esposizioni artistiche che destabilizzano e interrogano le corde più profonde dell’immaginazione.
E’ curioso come la fortezza concepita insieme alle altre 22 fortificazioni sorelle sulle due sponde come barriera al passaggio straniero, diventi a 136 anni di distanza dalla sua costruzione luogo catalizzatore di pensieri diversi e stranieri per antonomasia per dare vita a “un capitolo culturale all’insegna della pluralità e della condivisione”.
Le tre rive del Mediterraneo tornano al centro
Così scrivono gli organizzatori dell’evento: “La seconda edizione de La Biennale dello Stretto sarà un capitolo culturale all’insegna della pluralità e della condivisione. Vale la pena soffermarsi su queste parole che ne esprimono sinteticamente le intenzioni. Capitolo perché la Biennale, nel proponimento dell’ideatore Alfonso Femia, è più che un evento, una dimensione culturale destinata ad apprendere, prima che a trasferire e ipotizzare visioni e soluzioni. Pluralità e condivisione, veicoli imprescindibili del pensiero e della comunicazione contemporanea, nella Biennale si traducono in scelte concrete, a partire dalla coralità assoluta del progetto”.
La coralità dell’evento è frutto della visione sincretica dei suoi curatori capaci di mettere assieme esperienze e sensibilità estremamente diverse: “Diciannove curatori, una comunità intellettuale plurale che partecipa al processo esplorativo innescato dalla Biennale dello Stretto, perseguendo l’obiettivo di acquisire e condividere consapevolezza sulle potenzialità dell’area mediterranea, mettendo in campo elementi diversi, fattori sovrapposti, anche contrastanti, nel contesto di un ambito concettualmente determinato”.
Il Mediterraneo torna ad essere esplorato nelle sue profondità contenute dalle tre rive – africana, medio-orientale ed europea – e nei suoi significati antropologici più archetipi alla ricerca di una nuova forma di convivenza capace di far riscoprire la dignità dell’essere umano visto come nodo di relazioni piuttosto che fautore di separazioni.
Video dell’inaugurazione:
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