Atì e il paggio

Sulle tracce della principessa Atì e del castello di pietra testimone di una struggente storia d'amore e di un tradimento

Nel cuore dell’Aspromonte più vero, Pietra Castello, a San Luca, tra le rovine della maestosa fortezza, nasconde una storia affascinante e misteriosa, che ha per protagonisti una principessa e un paggio.

 Testimone è ancora oggi lo spuntone roccioso coronato dai resti di un castello: il castello di Atì.

Si narra che tanti secoli fa, in quel castello vivesse un nobile, di nascita ma non certo d’animo. Il conte di Potamia, infatti, era così superbo e arrogante che si era attirato l’odio di tutti.

Un giorno, dopo l’ennesimo scontro con un suo pari, si macchiò di omicidio e per paura della vendetta dei parenti della vittima, decise di rifugiarsi per sempre dentro il suo castello, segregandovi anche la figlia e il fedele paggio. Il castello, difatti, una volta alzato il ponte levatoio, era una fortezza inespugnabile, così il conte al riparo dagli attacchi nemici passava il tempo a leggere e a riposare.

La contessina che, oltre ad essere molto bella, aveva, al contrario del padre, un animo dolce e sensibile, soffriva di questa solitudine.

A rallegrare le giornate di Atì per fortuna c’era il paggio che era abile poeta e menestrello e musicava i suoi racconti col soave suono del liuto. La poesia di quei canti fu galeotta e li fece innamorare, ma nessuno dei due ebbe il coraggio di confessarlo all’altro. I nemici intanto tramavano nell’ombra e carpendo il segreto dei due giovani decisero di approfittarne. Fecero sapere al paggio che se li avesse aiutati a conquistare il castello gli avrebbero fatto sposare la contessina. Il paggio era fedele e non si prestò al tradimento, ma mentre il tempo passava si innamorava sempre più.

Un dì che il conte fu più cattivo del solito decise di compiere il tradimento: compose una canzone che aveva per tema proprio Giuda e fece giungere ai complici il versetto, cantato il quale, avrebbero trovato via libera al castello. Così avvenne. Ma quando i nemici si impossessarono del maniero, non rispettarono i patti e fecero prigionieri sia il paggio che il conte, legandoli insieme in una botte e rotolandoli giù per il burrone.

Atì invece era svanita nel nulla e il suo corpo non fu mai rinvenuto.

Si racconta che il suo spirito vaghi ancora tra i monti e i pastori affermano che, nelle notti di luna, si vede l’ombra di una donna avvolta da un velo. Mentre, dal fondo della valle, giungono le voci del conte e del paggio: l’uno giura vendetta, l’altro piange la sua infedeltà.

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