Alla ricerca di opere d’arte nella Sicilia del 74 a.C.

La conferenza promossa dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria al Castello Aragonese ha indagato sulla passione di Roma per il collezionismo delle opere d’arte greca

Un viaggio in Sicilia nel 74 a. C. alla ricerca di opere d’arte”, la conferenza promossa dal comune di Reggio Calabria, dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria e dalla Biblioteca “De Nava” che si è svolta martedì 24 settembre 2024, presso la Sala “Garcilaso” del Castello Aragonese di Reggio Calabria, ha messo in luce vari aspetti della “passione” dell’IMpero per il collezionismo delle opere d’arte greca.

Dopo i saluti di Daniela Neri, responsabile della Biblioteca “De Nava”, e di Loreley Rosita Borruto, presidente del CIS della Calabria, ha moderato la manifestazione Paola Radici Colace, già prof. ordinario di Filologia classica dell’Università di Messina, presidente onorario e Direttore Scientifico del CIS.

Ha relazionato Elena Caliri, professore ordinario di Storia Romana, Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina, attraverso il supporto di slide. Sono seguiti gli interventi di Felice Costabile, prof. emerito di Diritto Romano dell’Università di Messina, di Mons. Antonio Morabito, canonico del Capitolo della Cattedrale metropolitana, di Domenico Suraci, giornalista.

Nel 70 a. C. Gaio Verre, governatore della Sicilia venne accusato dai siciliani di aver manovrato a suo piacimento il sistema degli appalti e di aver razziato opere d’arte. Tale processo è un documento di straordinaria importanza per conoscere il sistema di amministrazione romana nelle province e il funzionamento della giustizia.

Attraverso l’analisi di alcuni passi della De Signis di Cicerone, la relatrice Caliri ha tracciato una fisionomia del governatore diversa dalla tradizionale immagine di bulimico accumulatore seriale di ricchezze, individuando in una genuina passione per l’arte e la bellezza in genere il motore di molte sue azioni.

Sono stati illustrate momenti e circostanze in cui si diffusero a Roma la passione per il collezionismo delle opere d’arte greca, una raffinata competenza in materia, una nuova concezione della ricchezza, una precisa inclinazione al lusso che tuttavia ingenerarono, in taluni casi, in una sorta di contrappasso, un’isteria anticonsumistica tradottasi nella promulgazione di rigorose leggi sumptuariae.

La figura di Verre, al di là della strumentale presentazione fornitaci da Cicerone, funzionale al suo quadro accusatorio, rappresenta con chiarezza la trasformazione della società romana nel I secolo a.C., esito di un impero mediterraneo in cui i valori sottesi dalla maiorum sapientia erano destinati ad essere un nostalgico ma inadeguato strumento di potere.

 

 

 

Share via