Villamesa, una sosta sulla via per Calanna - CULT and Social

Villamesa, una sosta sulla via per Calanna

Il borgo, sosta obbligata sulla via per Calanna, immerso in scenari naturali suggestivi, racconta anche del passaggio di Madre Teresa di Calcutta e di Ilona Staller

Ci sono luoghi dove il tempo sembra essersi fermato e Villamesa, frazione più popolosa del comune di Calanna, immersa in distese di viti e uliveti dai generosi frutti e in un alternarsi di colori cangianti e profumi intensi, è sicuramente uno di questi.

Sosta obbligata per chi è diretto allo storico centro calannese, il piccolo borgo mostra intatte le caratteristiche di un passato ricco di tradizioni e un presente con una comunità fervida d’iniziative. Non mancano gli aneddoti succosi: come il passaggio di Madre Teresa di Calcutta e di Ilona Staller.

I “tafoni”

In un itinerario che segue l’andamento della rocca su cui è adagiata, per arrivare a Villamesa, si superano stradine non contaminate dal cemento selvaggio, tra i “tafoni”, antri misteriosi della roccia arenaria modellati dall’azione del vento, e le bellezze tipiche della macchia mediterranea.

Il centro abitato è caratterizzato da case basse a tetti spioventi, tra le quali, si scorgono maestose ville consumate dal tempo, testimoni di una tramontata tradizione nobiliare e, un antico torchio, residuo di una fiorente attività olearia.

Le chiese

Proseguendo in un percorso storico-religioso, sono da visitare le due chiese: quella di Maria SS. delle Grazie, dove è custodita una tela del XVII sec. e quella di Maria SS. dell’Annunziata, al cui interno si trovano una fonte battesimale e un acquasantiera risalenti al XIII sec. e su un lato, il campanile che conserva una campana ottocentesca.

Il castello “piccolo” e il belvedere

Risalendo per la via Imperio Superiore, su una collina di arenaria, piatta alla sommità, si trovano i resti dell’insediamento romano o “castello piccolo”, detto anche “castello vecchio” o “della regina” per distinguerlo dal castello bizantino-normanno, situato sul crinale che domina Calanna.

Lungo la strada ci si può dissetare presso la sorgente ferrosa della fonte Caria o quella sabbiosa in pietra scolpita di Fontana Masa, e poi c’è il belvedere, dove il panorama è spettacolare, con lo sguardo che si perde sulla vallata del Gallico, errando sullo stretto di Messina fino ad abbracciare la costa siciliana.

L'”Imperio” romano

Il toponimo deriverebbe dall’appartenenza alla Mensa latina, “regio mensulanensis”, cioè territorio della tesoreria. Secondo gli storici, molto indicativo è il sub-toponimo, Imperio, che si riferisce allo stato maggiore di Augusto che qui svolgeva i suoi compiti.

La frazione seguì storicamente le sorti di Calanna, il comune di cui è parte, le cui origini sono antichissime. Le prime testimonianze certe su insediamenti umani nel territorio risalgono, infatti, all’Età del Ferro, come dimostra la necropoli scoperta in contrada Ronzo. Documentazioni si hanno dal periodo svevo in poi. Dopo la morte del re di Sicilia, Federico II (sec. XIII), Calanna e, pedissequamente, Villamesa, passarono da un casato all’altro, nella lunga contesa tra Aragonesi ed Angioini, fino all’eversione della feudalità e alla legge istitutiva dei comuni, nel 1811, che diede al territorio un assetto definitivo.

Villamesa ieri e oggi

Abbandonati gli antichi mestieri della bachicoltura e della produzione della calce e dei mattoni, l’agricoltura rimane la vocazione dell’economia calannese e villese, con un’attiva produzione di agrumi, vino ed olio d’oliva che vengono esportati anche all’estero.

Il borgo, grazie anche al “Gruppo giovanile” e alla Proloco locale organizza diverse attività sul territorio, tra cui l'”Infiorata” che, quest’anno è giunta alla seconda edizione, creando “Speranza e Preghiera”, il quadro più grande della provincia reggina.

D’inverno, il centro prende vita con il “Presepe Vivente”, nel quale vengono ricostruite fedelmente le botteghe artigiane: dal cestaio impegnato a fare le “fascedde”, alle donne occupate nella preparazione del “sapuni i casa”, sino ai pastori che suonano la “ciaramedda”. Immersi in una scenografia suggestiva e naturale, dove è ancora possibile trovare la genuinità d’un tempo e immagini remote.  Come il contadino attaccato alla “roba” di memoria verghiana e le nonnine sedute davanti all’uscio di casa, custodi di un arcaico sapere, intente a narrare piccanti segreti e curiosi aneddoti.

Tra il sacro e il profano

Tra questi uno su tutti è il racconto del passaggio ufficiale di Madre Teresa di Calcutta che si recò in visita a Calanna per portare conforto agli infermi e ai bisognosi e di quello “ufficioso” della coppia Ilona Staller (alias la nota pornostar e politica Cicciolina) – Riccardo Schicchi (che era discendente di una famiglia nobiliare del luogo). Religioso e laico, spirituale e mondano a confronto, per le vie del borgo insomma. O meglio, per dirla con le parole di De Andrè, portando “a spasso per il paese l’amore sacro e l’amor profano“.