Il tesoro della miniera: il romanzo di Giorgio Gatto Costantino - CULT and Social

Il tesoro della miniera: il romanzo di Giorgio Gatto Costantino

Il giornalista e scrittore reggino presenta il suo romanzo, vero e proprio omaggio a Reggio Calabria, domenica 1 Settembre nella piazzetta Calandruccio a Cannitello

Il tesoro della miniera, un omaggio a Reggio

Metti insieme un’antica fonderia, un monile d’argento per il matrimonio tra un re e una regina, ma anche un b&b, un pittore e la più sentita festa popolare e religiosa. Il mix è senz’altro avvincente, a maggior ragione se la protagonista è la nostra città. E’ Reggio Calabria infatti la vera protagonista de “Il tesoro della miniera”, titolo del romanzo del giornalista e scrittore reggino Giorgio Gatto Costantino che sarà presentato domani sera alle 19:30 nella piazzetta V. Calandruccio a Cannitello.

Un romanzo che, come del resto gli altri libri dell’autore, vuole essere un omaggio alla città per farne conoscere la storia, gloriosa e spesso sconosciuta agli stessi reggini, invitandoli a ritrovare il senso di responsabilità necessario per far emergere quanto di positivo c’è in questa terra.

La Miniera di Arangea

Come accennato, la trama è avvincente. La storia si mescola alla fantasia in quest’ultima fatica letteraria di Giorgio Gatto Costantino. Si parte dalla “Miniera di Arangea“, fonderia borbonica a tutti gli effetti, in cui “venivano convogliate le risorse minerarie di una zona vastissima che andava dalla Sicilia fino alla Jonica, dove c’erano tutta una serie di cave, principalmente nella vallata del Valanidi e dove venivano raccolti tanti minerali, non solo argento e rame, che poi venivano lavorati nella fonderia”.

“Se l’argento era l’elemento più eclatante, il fatto che venissero lavorati più minerali – spiega l’autore – faceva capire come la fonderia fosse una struttura polifunzionale, molto attiva, con circa 700 addetti”. Basta pensare che si era nella metà del ‘700, agli albori della Rivoluzione Industriale in tutta Europa per capire “la portata di questa struttura che dava lavoro a settecento persone, tra le quali c’erano questi operai specializzati provenienti dalla Sassonia”. Peraltro, “quello degli operai tedeschi non fu un passaggio saltuario perchè gli stessi si installarono qui, tanto da creare un vero e proprio villaggio di comunità ad Arangea, con la chiesa locale intitolata persino al loro santo protettore, San Giovanni Nepomuceno”. Parliamo quindi “di un esperimento di innovazione industriale enorme proprio a Reggio Calabria e non solo a Mongiana e Ferdinandea”.

Ma qual è il vero tesoro del romanzo?

Come ogni romanzo che si rispetti non poteva mancare un vero e proprio tesoro: “la patena d’argento del 1750 che celebra il matrimonio tra Carlo III e la regina Amalia conservata al museo S.Paolo che è al centro del romanzo”. Ma il tesoro vero e proprio è Reggio Calabria, con la sua storia, con i suoi personaggi, con le sue tradizioni.

Il libro, infatti, ha fatto da volano per tutta una serie di attività ed escursioni, anche in collaborazione con Italia Nostra e Touring Club Reggio per rilanciare quello che è “il tesoro di cui si narra, appunto, ciò che resta dell’antica miniera e riportarla in auge per farla conoscere a tutti i cittadini e ai turisti”.

Nel romanzo si parla anche di Michele Prestipino, “artista eccezionale che ha fatto opere meravigliose tuttora conservate in vari edifici e chiese a Reggio e che ho ritenuto doveroso omaggiare con un approfondimento proprio perchè misconosciuto come la miniera”.

Nel libro, poi, c’è spazio per le tradizioni della città: c’è “Festa Madonna, il momento identitario per eccellenza per Reggio Calabria. Il romanzo si sviluppa proprio nei giorni della festa di settembre, che diventano lo scenario di un percorso che parte dalla miniera e si espande alla città nei suoi aspetti più rilevanti”.

La storia da cui ripartire per la costruzione del futuro

Un romanzo storico e fantasy insieme ma che non disdegna il giallo, in cui emerge con forza lo spirito di leggerezza e ironia sui nostri tratti salienti più marcati, sui nostri modi di fare, sul nostro dialetto, perchè il messaggio di fondo, conclude Giorgio Gatto Costantino, “è quello di guardare in maniera diversa la città nelle sue positività” e tenere alta l’attenzione sulla storia della miniera e in generale sulla gloriosa storia di Reggio quale “punto da cui ripartire, con senso di responsabilità per far sì che l’eredità del passato sia la base per proseguire nella costruzione di un’identità comune, presente e futura”.