550 anni del Pentateuco reggino: un primato unico al mondo
Ieri l’incontro alla biblioteca De Nava organizzato dalla comunità della Giudecca per la ricorrenza della prima stampa al mondo della Bibbia ebraica realizzata proprio a Reggio Calabria il 5 febbraio 1475
Reggio Calabria ha un primato singolare e unico. Proprio qui, sulle rive dello Stretto, infatti, fu stampata la prima Bibbia ebraica al mondo, il 5 febbraio 1475, ben 550 anni fa.
Un primato, sconosciuto ai più e che, invece, è necessario promuovere, preservare e diffondere. Questa l’unanimità di intenti emersa dall’incontro di ieri, 5 febbraio 2025, organizzato presso la biblioteca De Nava dalla Comunità patrimoniale della Giudecca, in collaborazione con l’amministrazione comunale e la stessa biblioteca, al fine di celebrare l’importante ricorrenza.
Il Commentario al Pentateuco esposto in biblioteca
Il commentario al Pentateuco di Rashi (o Rabbi) Salomone Jarco, che fu tra i maggiori commentatori medievali della Bibbia ebraica, si ricorda, fu stampato in circa 300 esemplari a Reggio Calabria nel quartiere della Giudecca, residenza degli ebrei in città, il 5 febbraio 1475 (con data certa), grazie ai finanziamenti dei commercianti di seta, per mano dell’abile tipografo Abraham ben Garton.
Si tratta di un volume di 116 carte in caratteri rabbinici, di forma occidentale.
“Di tutte le stampe è sopravvissuto un solo esemplare originale, conservato presso la biblioteca Palatina di Parma, per lascito dello studioso parmense Giovanni Battista Bernardo De Rossi, e due copie anastatiche, una conservata a Gerusalemme e l’altra custodita qui in biblioteca” ha dichiarato la direttrice della De Nava, Daniela Neri.
“Parliamo di un libro dal valore notevole, stampato circa 25 anni dopo l’invenzione della stampa di Gutenberg, il che vuol dire che gli stampatori vennero a Reggio proprio per realizzare questo libro, portando probabilmente su una nave i caratteri mobili lignei, perché essendo stata appena inventata ancora qui non esisteva questo tipo di produzione tipografica. E questo ci fa capire il fervore culturale esistente nella nostra città e la posizione strategica che Reggio aveva all’interno del Mediterraneo, quanto fosse importante” ha aggiunto la direttrice della biblioteca.
“Noi custodiamo questo prezioso libro, nato più di 5 secoli fa in riva allo Stretto con molta attenzione perché capiamo l’importanza di poterlo esporre, sia pure in copia, per essere ammirato e studiato e abbiamo organizzato infatti diversi eventi negli anni, in sinergia con la comunità ebraica e con la comunità di New York, grazie anche alla collaborazione con la dottoressa Pencassi, allestendo delle mostre al Castello Aragonese che ben presto riallestiremo qui in biblioteca” ha proseguito la Neri.
Obiettivo: riportare a casa il Pentateuco
“L’augurio è di poterci rivedere in una prossima occasione per ammirare direttamente l’originale, perché uno degli obiettivi che l’amministrazione comunale si è prefissa – ha svelato la direttrice – è quello di avere la possibilità di esporre l’originale del Commentario al Pentateuco per farlo visionare alla comunità reggina, anche perché si tratta di un’opera che è stata stampata qui a Reggio, quindi c’è un legame profondo con la città”.
In realtà le Bibbie stampate erano circa 300, ha aggiunto l’esperta della biblioteca Maria Foti, ma “purtroppo tutte le stampe sono andate perse. Si racconta ne fossero rimaste soltanto due e nel trasferimento della donazione del fondo De Rossi una delle due sia andata perduta nei canali di Venezia. Oggi, quindi, esiste un solo originale e noi siamo riusciti ad ottenere il privilegio di essere tra le due comunità al mondo ad avere una copia anastatica, nel ’69 Gerusalemme e nel 2006 Reggio Calabria. La speranza è che un giorno – ha chiosato la Foti – riusciremo a riportare a casa propria l’originale”.
Comunità ebraica: un forte legame e una grande eredità
“Oggi abbiamo avuto l’opportunità unica di poter ammirare il Commentario al Pentateuco in una ricorrenza che non potevamo certo dimenticare per celebrare il valore del nostro patrimonio. Un lavoro che stiamo portando avanti con la nostra Comunità patrimoniale sia perché siamo nell’area della Giudecca sia perché ci dedichiamo al patrimonio storico culturale in generale della città per valorizzarlo e farlo conoscere” ha dichiarato la presidente della Comunità della Scalinata Monumentale della Giudecca, Simona Lanzoni.
“Oltre all’appuntamento di oggi abbiamo già un incontro fissato il 16 febbraio a Spazio Open alle ore 16:30, dedicato al tema dei filati, dei tessuti e della seta in particolare – ha annunciato inoltre – perché l’area della Giudecca, dell’antico quartiere ebraico, estesa all’epoca su una fascia che arrivava da via Giulia, passando per la Giudecca, fino alla posta centrale, come dimostra il frammento di pietra ritrovato vicino alla fontana monumentale di Camillo Autore ed esposto al MArRC, non aveva solo il glorioso primato del Commentario al Pentateuco ma era un’area viva, molto ricca, dove gli Ebrei, oltre alle stamperie, si dedicavano alla produzione della seta, così come dei preziosi”.
Anche se il quartiere oggi non esiste più e la comunità fu espulsa dalla città nel 1511 per editto reale, “la loro eredità è rimasta. Nella zona della Giudecca continua ad esserci un grande fermento commerciale e non solo. Importante è la filiera dei tessuti, non parliamo di produzione più ma di vendita, ricamatrici, sartorie. Si tratta di un nucleo ampio, di una filiera nell’ambito della quale sono state censite circa una ventina di attività, tanto da costituire la più grande della città metropolitana” ha spiegato ancora la Lanzoni.
Il successivo evento, organizzato dalla comunità patrimoniale, farà quindi riferimento “ai preziosi, perché la comunità ebraica si dedicava anche alla loro lavorazione e al loro commercio, quindi ci concentreremo su orafi, artigiani, commercianti, maestri, di cui oggi sono state censite circa 15 attività nella zona della Giudecca” ha proseguito la presidente della comunità patrimoniale.
“Non è un caso che, nella zona dove sorgeva l’antico quartiere ebraico, ci sia ancora oggi questo fermento che si estende anche all’editoria, all’informazione. In qualche modo, quest’area ha conservato l’eredità di quella che è stata una comunità molto operosa, rimanendo un cuore pulsante dal punto di vista economico in pieno centro cittadino. E noi come comunità patrimoniale – ha concluso la Lanzoni – cercheremo di valorizzarla il più possibile”.